7.5
- Band: DARKEST HOUR
- Durata: 00:41:20
- Disponibile dal: 23/02/2024
- Etichetta:
- MNRK Heavy
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La notizia del ritorno dei Darkest Hour, dopo un silenzio discografico lungo sette anni, non sarà di quelle da titoli in prima pagina, ma farà comunque piacere ai tanti appassionati del metalcore di metà anni Duemila, di cui sono stati tra i leader silenziosi. Rispetto alle band più modaiole dell’epoca, la formazione di Washington D.C. si è sempre distinta per un approccio più essenziale sia nel look che nel sound, di fatto una riproposizione del melo-death di Gothenburg con il marchio Victory a certificare la provenienza a stelle e strisce.
Questa impostazione più classica si è mantenuta grossomodo costante per tutta la discografia, toccando l’apice con “Undoing Ruin” e “Deliver Us”, ed è abbastanza evidente quindi come anche “Perpetual | Terminal” riparta da qui: niente breakdown o ritornelli sanremesi, ma fin dalla title-track posta in apertura ci troviamo di fronte ai classici stilemi di scuola svedese (arpeggi, stop-n-go chitarristici, tupa-tupa a ripetizione) filtrati con un’urgenza ritmica al limite dell’hardcore (“My Only Regret”), e ancora intatta nonostante le quasi trenta primavere e i cambi di di formazione.
Apprezzabile anche la scelta di allentare la tensione con qualche passaggio più atmosferico in “One With The Void”, dove la voce pulita di John Henry si erge a protagonista come ai tempi del self-titled, o nell’attacco a fuoco lento di “Mausoleum”, ma la cifra stilistica dei Darkest Hour resta quella brutalità melodica qui ben rappresentata da “Societal Bile”, “A Prayer To The Holy Death”, “Love Is Fear” o “New Utopian Dream”, canzoni che confermano ancora una volta come avrebbero meritato di più rispetto a quanto raccolto finora.
Menzione a parte infine per il finale epico di “Goddess Of War, Give Me Something To Die For”, che con i suoi sei minuti chiude in bellezza una tracklist per il resto compatta e che in un colpo solo ha azzerato la distanza rispetto al precedente “Godless Prophets & The Migrant Flora”. Bentornati!