voto
7.0
7.0
- Band: DARKEST HOUR
- Durata: 00:45:44
- Disponibile dal: 07/03/2011
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Pionieri del suono melodic death negli Stati Uniti, i Darkest Hour sono oggi un nome di sicuro affidamento per coloro cresciuti divorando i dischi partoriti dall’ormai decaduta scena di Gothenburg/Helsingborg. Definitivamente archiviato lo split con il chitarrista Kris Norris e accasatosi presso la nuova etichetta americana E1 (Century Media in Europa), il gruppo di Washington ha contattato il mastermind dei Soilwork Peter Wichers per la produzione di questa sua nuova fatica. Scelta giustificata dalla materia sonora trattata nei quarantacinque minuti del disco: grandi aperture melodiche, riff corposi e spesso stoppati e una cura extra nei ritornelli richiamano spesso e volentieri le visioni attuali di realtà come Dark Tranquillity e, appunto, Soilwork. Rispetto al precedente "The Eternal Return", i dodici brani di "The Human Romance" risultano dunque più liquidi e atmosferici, sebbene la pasta sonora conservi una densità tutt’altro che trascurabile. La band continua la sua ricerca inseguendo le varie sfaccettature di uno stile ormai codificato, spingendosi su lidi ora altamente melodici, ora bruschi e serrati. Purtroppo a volte certi suoi propositi vengono un po’ frenati dai limiti vocali di un pur volenteroso John Henry, che non è certo un nuovo Mikael Stanne; tuttavia, quando il gruppo mantiene i piedi per terra e si adopera del costruire pezzi diretti e alla propria portata, il risultato finale è sempre piacevole e coinvolgente ("The World Engulfed In Flames", "Wound", "Beyond The Life You Know", fra le altre). Infine, menzione a parte per la lunga strumentale "Terra Solaris", sulle prime un po’ pretenziosa, ma in vero ricca di momenti forti di una carica emotiva piuttosto inedita per la band. Tirando quindi le somme, "The Human Romance", pur con un paio di passaggi a vuoto, si rivela l’ennesimo, solido manuale del melodic death metal sound firmato Darkest Hour: un lavoro senz’altro destinato a rimanere "minore" quando paragonato ai classici del genere, ma nel complesso curato e sincero, che non farà altro che consolidare la fama di questa onesta formazione.