DARKEST HOUR – Undoing Ruin

Pubblicato il 04/07/2005 da
voto
7.0
  • Band: DARKEST HOUR
  • Durata: 00:37:48
  • Disponibile dal: 28/06/2005
  • Etichetta:
  • Victory Records
  • Distributore: Venus

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L’album di metal estremo più importante da “Slaughter Of The Soul” degli At The Gates (1995) ad oggi? Questo è ciò che sostiene la Victory Records nella campagna promozionale per il nuovo album dei Darkest Hour, “Undoing Ruin”. Poche label erano arrivate a tanto… se questa non è la più colossale fesseria che il sottoscritto abbia mai avuto modo di leggere, poco ci manca! Meglio far finta di niente e parlare del nuovo lavoro del quintetto statunitense, che di certo avrà avuto poco o nulla a che fare con la scelta del succitato slogan. Che dire… giunti al quarto full-length album, i Darkest Hour continuano ad essere a tutti gli effetti una melodic death metal band, influenzata in maniera più che evidente dagli At The Gates e da buona parte della scena svedese della seconda metà degli anni Novanta (Dark Tranquillity in primis). Chi si aspettava di trovarsi al cospetto di un sound rinnovato – questo per via del fatto che il disco è stato prodotto da Devin Townsend (ricordate il lavoro che fece coi Soilwork sul loro “Natural Born Chaos”?) – rimarrà perciò sostanzialmente deluso! La mano di Devin infatti si sente, soprattutto in alcuni arrangiamenti e nella scelta dei suoni, ma non tanto quanto altre volte: “Undoing Ruin” è di certo il lavoro più melodico e fluido della storia dei Darkest Hour, forse anche quello più maturo, però sempre di melodic death metal svedese si tratta! Il difetto della band è sempre stata la scarsa personalità: per quanto suonino bene e riescano a scrivere delle belle canzoni (tutti e tre i precedenti album non sono affatto da buttare, anzi!), i Darkest Hour hanno sempre dato l’impressione di non riuscire a scrollarsi troppo di dosso l’etichetta di ‘formazione americana che suona quasi come una svedese’. Durante il songwriting per “Undoing Ruin” degli sforzi sono stati sicuramente fatti – ne sono una prova lo stacco centrale (da urlo!) della splendida “With a Thousand Words To Say But One”, le atmosfere e il chorus di “Convalescence” o le complesse trame di “Tranquil” – però nel complesso il disco risulta ancora eccessivamente ‘svedese’. I brani sono più o meno tutti riuscitissimi… suonati, cantati e prodotti in modo fantastico, formalmente ineccepibili. In definitiva, durante l’ascolto ci si diverte… però raramente ci si esalta! Un album del genere con tutta probabilità farà impazzire un adolescente yankee che ha appena iniziato a scoprire il metal e che crede che certi riff e certe melodie siano state inventato dagli Atreyu, però un europeo – che magari è abituato ad ascoltare certe cose da oltre dieci anni – difficilmente potrà gridare al miracolo. “Undoing Ruin” nel suo genere è un album più che valido, ma da qui a definirlo ‘indispensabile’ o ‘fondamentale’ ce ne passa: i Darkest Hour sono una buona band e se stravedete per il genere meritano senz’altro più di un ascolto. Non aspettatevi però chissà quali invenzioni…

TRACKLIST

  1. With A Thousand Words To Say But One
  2. Convalescence
  3. This Will Outlive Us
  4. Sound The Surrender
  5. Pathos
  6. Low
  7. Ethos
  8. District Divided
  9. These Fevered Times
  10. Paradise
  11. Tranquil
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