DARKESTRAH – Nomad

Pubblicato il 19/03/2024 da
voto
8.0
  • Band: DARKESTRAH
  • Durata: 00:45:49
  • Disponibile dal: 29/03/2024
  • Etichetta:
  • Osmose Productions

Spotify:

Apple Music:

Che i Darkestrah rappresentino un unicum all’interno della scena black metal internazionale ormai dovrebbe essere ovvio a tutti: in questa band infatti convivono due anime appartenenti a due culture diversissime tra loro, quella occidentale e quella asiatica.
Per nostra fortuna nel corso degli anni questa band ha mantenuto salde le proprie origini asiatiche, anzi con il nuovo “Nomad” è netta la sensazione che le si voglia riaffermare con tutta la loro forza.
Abbiamo già accostato i Darkestrah ai primi Negura Bunget per la particolarità del loro sound imbevuto di elementi non convenzionali al black metal inteso in senso classico; quello che non era emerso in passato, ma che invece è presente sul settimo album del combo proveniente dal Kirghizistan, è un tocco epico a noi occidentali assai familiare, ovvero quello che fa capo al percorso seminale dei Bathory.
L’album si apre con una introduzione che altro non è se non un rito sciamanico potente, la cui funzione è quella di estraniare subito l’ascoltatore dalle cose terrene e proiettarlo in un mondo fatto di steppe sconfinate, dove si è liberi di vagare liberamente come i popoli nomadi di quelle terre: e subito arriva l’opener “Kök-Oy”, uno dei migliori brani della discografia dei Darkestrah. E’ qui che avviene l’incontro tra l’epicità nordica tanto cara a Quorthon (ed ai suoi Bathory nella loro seconda metà della carriera) e quell’astrattismo ancestrale che si collega alla spiritualità orientale di foggia sciamanica.
A tutto questo aggiungiamo la novità rappresentata dall’ottima cantante Charuk, vera sacerdotessa guerriera, perfetta nella sua veste di sciamana invasata che attraverso arcani ed arcaici rituali riesce a condividerci la dimensione estatica e mistica della musica dei Darkestrah; stavolta la band si è superata, finalmente si sono raggiunti i livelli compositivi del debutto fenomenale “Sary Oy” del 2004.
Il lato folk non viene ovviamente dimenticato su questa release, si possono sentire il temir komuz, ovvero la tipica arpa kirghisa, ci sono tamburi e percussioni, tipici elementi della ritualità sciamanica asiatica, il gruppo suona anche il tar azero con undici corde – ovvero lo strumento più suonato nell’area caucasica, che rappresenta la dimensione dell’infinito quando suonato e inoltre patrimonio immateriale dell’umanità da una decina d’anni. La musica che porta con sé la cultura è un valore aggiunto da imitare; ci sono stati altri esempi in passato di gruppi che hanno accostato la musica black metal alle proprie radici folk, si pensi ad esempio al diamante grezzo “Tuatha Na Gael” dei Cruachan.
I Darkestrah, capaci di riportare la loro magia anche in sede live, appartengono a quella nicchia di gruppi che intendono la musica come un viatico necessario verso il raggiungimento del misticismo più profondo. Sino all’ultima nota di questo album avrete la possibilità di trascendere questa realtà e correre liberi come nomadi nella steppa infinita, dove il cielo blu si può davvero sfiorare con il palmo della mano.

TRACKLIST

  1. Journey Through Blue Nothingness
  2. Kök-Oy
  3. Nomad
  4. Destroyer The Obstacles
  5. Quest For The Soul
  6. The Dream Of Kojojash
  7. A Dream That Omens Death
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.