DARKHER – The Buried Storm

Pubblicato il 12/04/2022 da
voto
8.5
  • Band: DARKHER
  • Durata: 00:41:05
  • Disponibile dal: 15/04/2022
  • Etichetta:
  • Prophecy Productions

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Dopo il sorprendente debutto del 2016, intitolato “Realms”, era più che lecito avere delle aspettative molto elevate per il ritorno dei Darkher, progetto discografico che ruota totalmente intorno alla figura di Jayn Maiven, cantante, musicista, autrice e sacerdotessa che ci aveva prima attratti e poi rapiti con una formula capace di unire folk, dark, slowcore e doom. In questi sei lunghi anni di attesa, questa talentuosa non è stata con le mani in mano e ha saputo capitalizzare l’attenzione nata intorno al suo progetto, guadagnando la stima e l’attenzione del pubblico, con partecipazioni di rilievo in festival come il Roadburn o il Prophecy Fest. Nel mentre Jayn ha continuato ad affinare la sua musica, andando sempre più a sganciarsi dall’archetipo della band doom con voce femminile ed abbracciando invece una strada ancora più personale e drammatica. Jayn Maiven, infatti, suona quasi tutti gli strumenti di “The Buried Storm”, lasciando solo una scarna trama percussiva al batterista Christopher Smith, l’unico altro musicista accreditato come membro effettivo dei Darkher, e dando ampio spazio a dei meravigliosi arrangiamenti di archi. Il lettore, però, non immagini i Darkher investiti da un tronfio afflato sinfonico: la voce guida dell’ensemble, infatti, è raramente quella più sfacciata del violino, quanto piuttosto il lamento mesto e lugubre del violoncello. Questo nuovo set up modifica fortemente la musica dei Darkher, la cui trama diventa ancora più evanescente, accantonando buona parte della componente doom metal, in favore di un dark folk spettrale e sinistro, in cui si immerge la voce diafana e sussurata di Jayn, spirito della foresta e celebrante della Natura più selvatica e arcana.
“The Buried Storm” rappresenta un ulteriore passo avanti nella poetica dei Darkher e riesce nella difficile impresa di superare il già eccellente “Realms”. La nuova veste scelta da Jayn Maiven non è innovativa o rivoluzionaria e potremmo citare Chelsea Wolfe per fare il nome di un’artista con diversi punti di contatto con i Darkher; tuttavia appare evidente fin dalle prime note come a fare la differenza in questo nuovo lavoro sia l’ispirazione e l’intensità delle canzoni dei Darkher. Impossibile estrapolare un singolo episodio in una tracklist al limite della perfezione. La voce e la musica di Jayn, minuto dopo minuto, sembra compiere un processo di ipnosi, in cui l’inconscio dell’ascoltatore pian piano si inabissa in un universo di immagini e sensazioni ora più oscure e minacciose (“Lowly Weep”), ora sognanti e malinconiche (“Unbound”). Le atmosfere sono umbratili, umide, un sottobosco muschioso impregnato dalla pioggia; solo raramente la musica si concede qualche momento regale e maestoso, sicuramente in “The Seas”, dove gli archi sembrano quasi voler sottolineare la cupa magnificenza del mare, o nell’incedere sacrale di “Immortals”, prima dell’addio, solenne e consolatorio di “Fear Not, My King”, punteggiata da poche gocce di pianoforte.
Ancora una volta, dunque, ci siamo trovati di fronte ad un’esperienza totalizzante, quasi mistica nella sua capacità di guidarci in un viaggio introspettivo sempre più profondo, da cui si emerge a fatica, con lo sguardo straniato, come all risveglio di un sogno particolarmente vivido, in cui ancora non è ben chiara la consapevolezza di cosa sia reale e cosa invece frutto di fantasie oniriche. Senza ombra di dubbio, una delle migliori uscite dell’anno.

TRACKLIST

  1. Sirens Nocturne
  2. Lowly Weep
  3. Unbound
  4. Where the Devil Waits
  5. Love’s Sudden Death
  6. The Seas
  7. Immortals
  8. Fear Not, My King
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