7.0
- Band: DARKNESS
- Durata: 00:43:16
- Disponibile dal: 26/04/2024
- Etichetta:
- Massacre Records
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Maledetta plastica! Prendete quel velo trasparente che, storicamente, avvolge il vostro nuovo CD: quante volte l’avete minuziosamente scartato, dando libero sfogo al suo contenuto – dalla copertina, al preziosissimo libretto, lasciandovi infine trasportare dal tripudio di energia ed emozioni trasmesso dai vari brani?
Ora, fate conto che quel leggero strato patinoso non sia in realtà sparito del tutto, insinuandosi invece tra le sei corde di Arnd, sulle pelli dei tamburi di Lacky, sul microfono di Lee e, ancora, tra le stringhe del basso di Ben: in questo modo avrete il ‘perfetto’ sound del qui presente “Blood On Canvas”, quinto album in carriera dei Darkness, dopo il lontano debutto “Death Squad” del 1987.
E, come allora, la band di Essen, che nel frattempo ha accolto l’ingresso del nuovo chitarrista Dominik Rothe, in sostituzione di Meik Heitkamp (non presente comunque nel nuovo disco), ha plasmato il proprio lavoro su un cordialissimo thrash metal di stampo principalmente teutonico, ponendo più di un orecchio su quanto perpetrato negli anni da Mille Petrozza, spaziando tra le versioni più melodiche e quelle con un maggior tasso di aggressività dei suoi Kreator. Il risultato, ancora una volta, sono nove pezzi che scorrono via lisci e diretti, sorretti per l’appunto dalle capacità di abbinare la giusta l’orecchiabilità dei riff portanti alla linea vocale esasperata dallo stesso Lee.
Armonia e cattiveria, con la prima a fare la voce grossa soprattutto nella prima parte di “Blood On Canvas”, aumentando invece i ritmi nella seconda metà e permettendoci, in entrambi i casi, di esaltare il nostro stato di veri headbangers.
Brani come “Wake Up In A Rage”, “A Couple Of Kills” (la migliore del lotto), “Human Flesh Wasted”, “Truth Is A Whore” (con richiami più inclini ai Testament) o la lunga titletrack sono bombette in serie a deliziare il palato thrash degli appassionati. E l’effetto sarebbe stato ancor più apprezzabile se non fosse per quel muro plasticoso citato ad inizio recensione, reo di aver soffocato il sangue sonoro schizzato su tela (parafrasando il titolo del disco) dalla mascotte dei Darkness presente in copertina.
Si stava meglio quando si stava grezzi? In questo caso sì! Per i thrashers, il nuovo della band tedesca è assolutamente consigliato, proprio per la sua genuinità e il rispetto della vecchia scuola; peccato, ci ripetiamo, per la produzione la quale, di fatto, ha inficiato sull’esito finale del prodotto.