8.5
- Band: DARKO
- Durata: 00:44:50
- Disponibile dal: 07/05/2021
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La scomparsa dei Glass Cloud, o meglio il fatto che la band sia stata assorbita come nuovo scheletro degli Emmure, ha lasciato scoperta una nicchia molto apprezzata nel movimento deathcore. Il leader Joshua Travis ha contaminato gli Emmure con il suo stile certo, ma mancava ancora qualcosa… almeno fin quando Josh ‘Baby J’ Miller (ex Glass Cloud, ex Emmure) si è unito a Tom Barber (ex Lorna Shore, Chelsea Grin) per dar vita ai Darko, sogno bagnato di ogni fan del deathcore tecnico in circolazione. Certo i ragazzi non sono neofiti, ma nessuno poteva aspettarsi del materiale tanto fresco ed esplosivo, che va ad unire al DNA deathcore quella vena nu-metal che nessuno ormai vuol più nascondere, anzi in molti si vogliono mostrare fieri di abbracciare. Bouncy, super aggressivo, con groove incalzanti e accordature abissali, ma anche capace di inattese aperture melodiche. L’apertura di “Splinter Cell” e “Fiend Dream” è urgente, violentissima e punitiva, e va a settare il tono per l’intera raccolta. Anche se il format è sempre quello dettato da Frankie Palmeri, creato ed evoluto ulteriormente in “Look At Yourself” e “Hindsight”, la versione dei Darko è modernissima e digitalizzata, con una sottotraccia elettronica sempre presente che aggiunge una dimensione ulteriore, quasi sempre fredda e sinistra. Baby J, autore delle musiche, si dimostra un musicista a tutto tondo sfoggiando un riffing estremo, furioso e tecnico ma anche e soprattutto una fantasia nelle metriche, nell’effettistica e nella rumoristica che farà letteralmente godere chi si ciba di un certo tipo di suono claustrofobico, dissonante, martellante, alieno. Gli esempi migliori assieme ai pezzi in apertura sono forse “Pretenders” e “Mars Attacks”, che raccolgono tutte le qualità e gli umori dei Darko andando a sintetizzare i punti di forza del progetto. Giocando in estremo contrasto, come va di moda negli ultimi tempi, il duo fa emergere il proprio lato melodico prima nell’inattesa “Donna”, che rompe il ghiaccio con echi screamo, più avanti in “Daniel” (con la partecipazione dell’amatissima Courtney LaPlante) e nel finale simil-ambient “If This Is Forever”, pezzi in cui domina un mood più triste ed introspettivo e non è necessariamente il sottotesto industrial elettronico a prendere il sopravvento e risultare comunicativo, il range vocale di Barber infatti emerge oltre ogni plausibile aspettativa. Da sottolineare anche l’estetica ricercatissima del progetto, sia negli artwork che nel limitatissimo merchandise. All’apparenza caotico, monotono e ripetitivo “Darko” è un gioiellino che sta passando criminalmente inosservato.