8.0
- Band: DARKO
- Durata: 01:11:00
- Disponibile dal: 05/06/2024
Spotify non ancora disponibile
Apple Music:
I Darko sono diventati una delle band deathcore più promettenti degli ultimi anni grazie alla capacità di catapultare il genere verso lo spazio più profondo e gelido: mentre la maggior parte delle band di questo genere infatti sta inglobando influenze black e sinfoniche, il duo si sposta in territori cyber/industrial, con tonnellate di musica elettronica a rendere più inquietante la proposta.
Ripercorrendo il curriculum del duo che compone questo studio-project, ricordiamo che Tom Barber è noto come cantante dei Chelsea Grin ed ex voce dei Lorna Shore, mentre Josh ‘Baby J’ Miller, che suona tutti gli strumenti nei Darko, è stato batterista per Emmure, Spite e Glass Cloud. Recentemente, poi, quest’ultimo si è unito ai Chelsea Grin come batterista, così ora Tom e Josh lavorano insieme sia nei Darko che nei Chelsea Grin.
Il doppio impegno non rallenta la produzione artistica, così dopo l’EP “Deathmask, Pt. 2” – sorta di bonus dell’incredibile secondo disco in studio “Oni” – il duo da vita a questo terzo voluminoso capitolo, di nuovo con una lucida visione artistica e con la voglia e l’entusiasmo di sperimentare in maniera selvaggia, senza porre alcun limite alla propria libertà compositiva.
La bella notizia è che “Starfire” prosegue il discorso iniziato dal predecessore, continuando a donare al deathcore una spietata e inumana efferatezza, musicalmente figlia degli ultimi Emmure e, idealmente e concettualmente, dell’industrial dei Fear Factory e del cyber metal degli Strapping Young Lad.
Il growl di Barber si è fatto più secco ed alieno, ed in generale la produzione è digitale, pulitissima ma fredda, quasi robotica; semplicemente incredibile poi il lavoro sui riff, binari e martellanti, letteralmente sfigurati da una rumoristica e un’effettistica che concepita da Joshua Travis, Head e Tom Morello, inviata in una capsula nello spazio e rielaborata da una civiltà aliena.
La title-track, “Distant World”, “Rampage” e “Chrome Moon” abbinano queste bestialità ad uno scenario industrial/cyber metal, con elettronica che può ricordare quell’aura malata di Apex Twin, l’epica di Mick Gordon e la tensione di un’astronave di Dead Space. Altrove emergono influenze più legate al nu metal, con dinamiche che ricordano gli Slipknot, come nell’iperviolenta “Death Charge”, nella tesa e animalesca “Pleasures” e in “Bunny Suit”, dove il bounce fa da padrone e viene tirato in mezzo persino uno scratch. C’è poi “Virtual Function” con Scarlxrd, che con il suo trap metal si ritaglia una situazione a parte.
La novità introdotta in “Starfire” è rappresentata da un’imponente iniezione di melodia, che si prende interi brani partendo dall’inattesa “5D” e proseguendo con “Cry Baby”, “Sora” o le conclusive “Finding Love In A World Full Of Tragedy” e “The Mother”: fanno da padrone motivi sognanti, lenti ed eterei, sempre incastrati in motivi elettronici, con lo spettacolare intervento di Marcus Bridge dei Northlane (in “Sora”) che regala note di pace irreale reminiscenti dei Dredg. Quando i due mondi si sovrappongono il risultato è straniante, così “Mech Control” e “Teardrop Sunshine” rischiano quasi di confondere l’ascoltatore.
Forse l’iniezione di melodia e il contrasto che certi brani sono capaci di dare alla luce dovrebbero essere sufficienti ad arginare la questione, ma va detto che il marginale problema di “Starfire” risiede esclusivamente nella lunghezza: diciannove brani per un’ora e undici minuti, con contenuti tanto violenti, rendono l’ascolto quasi sfiancante, tanto che i Darko ci prendono letteralmente per il culo inserendo l’interludio “The Record Is Over Time For More” prima del finale.
Un qualsiasi tipo di editing, o solo la divisione in due capitoli (perché “Starfire” potrebbe essere di fatto un doppio album), avrebbe sicuramente reso l’opera più digeribile, ma il bello dei Darko è proprio questa libertà senza condizioni, fortemente voluta attraverso la rinuncia ad un contratto discografico e anche all’assemblare una band per suonare dal vivo. Il futuro della musica deathcore? Non lo sappiamo, di sicuro questo è il presente dei Darko, e va benissimo così.