DARKTHRONE – Eternal Hails……

Pubblicato il 29/06/2021 da
voto
8.5
  • Band: DARKTHRONE
  • Durata: 00:41:23
  • Disponibile dal: 25/06/2021
  • Etichetta:
  • Peaceville
  • Distributore: Audioglobe

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Essere sempre se stessi, eppure saper cambiare pelle. Guardare al passato con un approccio quasi didascalico, ma al tempo stesso non copiare mai nessuno. Aver inventato un genere per smettere di proporlo tutto sommato presto, dedicandosi all’esplorazione, alla riscoperta, ma soprattutto al piacere di suonare quello che più si ama. Questi sono da sempre i Darkthrone, e il fatto che “Eternal Hails……” sia l’ennesimo disco in grado di confermare il loro percorso e la loro integrità potrebbe essere sufficiente a giustificare il voto che vedete qui sopra, ma c’è molto di più.
Dopo aver, come detto, contribuito all’invenzione del black metal, averlo ribaltato alla luce del thrash e del punk con diversi (ottimi) dischi di black’n’roll, Fenriz e Nocturno Culto hanno da tempo intrapreso la strada della riscrittura delle loro radici musicali. L’album della svolta, come noto, è stato “The Undergroud Resistance”, non a caso caratterizzato da un titolo-manifesto, e da allora è stato inevitabile cambiare anche l’approccio con cui ascoltarli  da parte nostra. Dal 2013 non ha più senso cercare i ‘vecchi’ Darkthrone, o perdersi nell’onanistica analisi di quali siano le band omaggiate o in qualche modo reinterpretate dai due norvegesi nei loro brani: da una parte è un esercizio superfluo, rispetto a modelli così evidenti, dall’altro l’intelligenza e l’eccellenza compositiva del duo di Kolbotn non si limita mai a banale citazionismo. Tutto questo vale anche per “Eternal Hails……”, il disco in cui il genere da rileggere e riplasmare è il doom nella sua accezione più classica, e difficilmente potevamo aspettarci un risultato migliore, a patto di fermarci ‘al di qua’ del plagio. Se proprio vi interessano gli echi presenti, ci sono quintali di Black Sabbath nel riffing possente, c’è l’ossessività mistica dei Candlemass, l’epica dei loro eterni amori ‘minori’ (dai Cirith Ungol ai Manilla Road), senza perdere di vista il marciume illuminato dei Celtic Frost, riscontrabile nella voce sempre più espressiva di Nocturno Culto (ancora una volta unico titolare delle linee vocali) e in diversi passaggi ‘progressivi’, pur in maniera sghemba e sporca, come giusto che sia. Ma soprattutto c’è tanto malessere e alienazione, controbilanciato da liriche intense ed evocative, ché di questo abbiamo fame se parliamo di doom: un genere che è prima di tutto attitudine, e solo a seguire qualcosa di codificato in termini musicali. Certo, i brani sono lunghi, ma è così che dovevano suonare, e nelle parole dello stesso Nocturno Culto, “Le canzoni di tre minuti non sono nei nostri programmi, al momento. Ci piace scriverle così, per ora”. E ben venga questa svolta, fosse anche solo episodica. La durata del disco è ridotta, solo quarantadue minuti, ma come detto, appunto, ci troviamo di fronte a cinque sole tracce: tutte a loro modo ossessive, in certi tratti apparentemente verbose, ma dopo qualche ascolto vi accorgerete di quanti piccoli ma preziosi ‘filler’ diano dinamiche ai brani e ci illuminino ulteriormente sulle origini dei Darkthrone e della loro smisurata passione. Analizzare i singoli brani è superfluo, ci limitiamo a offrire brevi pillole per stimolare la vostra curiosità. “His Master’s Voice” è una dichiarazione d’intenti, un tuffo progressivo attraverso l’oscurità – con un’intro non a caso vicina a certe tendenze dark –in grado di strizzare l’occhio ai Venom e dipingere paesaggi ossianici allo stesso tempo. La già nota “Hate Cloak” è una cavalcata lenta ed evocativa attraverso cimiteri e brughiere, ma con gli occhi rivolti alle stelle, quasi contrapposta alla successiva “Wake Of The Awaken”: qui i ritmi aumentano, ma paradossalmente la sensazione è quella di un tuffo ancora più indietro nel tempo, fino agli anni Settanta – sponda Atomic Rooster. “Voyage To A North Pole Adrift” è insieme il brano più cadenzato e con più elementi speed metal del lotto, un curioso mix acido e a tratti disturbante, con Obsessed e compagnia bella come stella polare. Il finale è riservato alla sintesi di tutto quanto sentito prima, sotto forma di un assoluto gioiello: “Lost Arcane City Of Uppakra” mette insieme sonorità marce e quasi ‘scadenti’ con un gusto degno del miglior horror rock primevo nella mirabile seconda parte, dove prende forma un’invocazione acustica impreziosita dal suono di un hammond; inedito ed eppure perfetto, e perfettamente nelle corde dei Darkthrone.
Il resto, si tratti delle melodie (molte), dei riff che eruttano d’improvviso sugli opprimenti tappeti di chitarra, di mille altri particolari, lo lasciamo scoprire a voi. Non basterà un solo ascolto, ma l’impegno verrà ripagato, con la conferma dell’unicità e del valore assoluto di questa band fuori dall’ordinario. In ogni senso.

TRACKLIST

  1. His Master's Voice
  2. Hate Cloak
  3. Wake Of The Awakened
  4. Voyage To A North Pole Adrift
  5. Lost Arcane City Of Uppakra
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