8.0
- Band: DARKTHRONE
- Durata:
- Disponibile dal: //2001
- Etichetta:
- Moonfog
- Distributore: Audioglobe
Non ci sono dubbi, i Dark Throne con il loro nuovo album hanno fatto di nuovo centro, al contrario di quello che avrebbero potuto pensare in molti, compreso il sottoscritto. Non vi nascondo di non aver mai apprezzato particolarmente la natura oltranzista e diffidente ad ogni apertura mentale in cui Fenriz e Nocturno Culto, dai tempi del collaudatissimo “Transylvanian Hunger” in poi, si sono rinchiusi senza voler accennare ad alcun tipo di ‘risveglio’ artistico; da una parte infatti se è semplice parlare di ‘tradizione’ e ‘fede’, si potrebbe tranquillamente controbattere impugnando i fatturati annui che la macchina Dark Throne, grazie alle ben note produzioni a costo zero, riesce da tempo e con precisa tempistica a rimpinguare le casse di Moonfog. Complice di tale fortuna, è inutile negarlo, è soprattutto una formula collaudata che i fans della fiamma nera mostrano di gradire sempre di più, donando alla band la valenza che possono avere in campi ben diversi Motorhead, Sodom o Manowar; ma come nella maggior parte dei casi, il vero artefice della fortuna della band è il pubblico stesso, che finora ha sempre premiato la ‘costanza’(per usare un eufemismo), con cui la band norvegese ha saputo tenere in piedi per anni la propria leggenda, senza che neanche i lavori meno ‘ispirati’ riuscissero minimamente a scalfire questo status. Aldilà quindi di tutte queste considerazioni, estremamente soggettive, rimane sempre il valore di una formazione che alle origini piantò i rigogliosi semi per la fortunata stirpe di black metal norvegese, e che comunque, da un po’ di tempo a questa parte, ha ricominciato a produrre lavori pregevoli, senza pensare neanche per un minuto di stravolgere il proprio sound, ma rivolgendosi al perfezionamento della propria formula a partire innanzitutto dal beneficiare di una produzione più adatta ai tempi che corrono, ed in secondo luogo nell’incentrare il proprio songwriting verso strutture un tantino più complesse che in passato. Badate bene, “Plaguewielder” pur non mostrando un effettivo allontanamento dagli schemi di un tempo, si appresta a divenire una chiave di volta nella discografia dei Dark Throne ancora più del precedente “Ravishing Grimness”, perché riesce a presentarci una band consapevole di voler vivere nel presente e di smettere di dover contare sempre e soltanto su quanto di buono fatto al tempo in cui si era in corsa per scrivere la storia. Giudizio stra-positivo, per un album d’autore.