6.0
- Band: DARKTHRONE
- Durata: 00:41:41
- Disponibile dal: 25/02/2013
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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Cosa scrivere ancora su un gruppo che ha fatto la storia del black metal e che presenta il suo sedicesimo full length album? Per fortuna Fenriz e Nocturno Culto hanno fatto del loro meglio affinché il nuovo “The Underground Resistance” non fosse una copia delle ultime release incentrate sull’ormai classica dimensione black ‘n’ roll a cui la band norvegese aveva deciso di dedicare la seconda parte della propria lunga carriera. In questa nuova release la musica è persino ‘originale’, nel senso che in pochi si sarebbero aspettati certi brani dal duo black metal più famoso del mondo. Fenriz – e diciamo Fenriz perché probabilmente in questa scelta stilistica è lui ad aver avuto un maggior peso specifico – ha voluto dedicare un album alla musica metal dei decenni passati. Finché si rimaneva agli influssi rock, punk e della NWOBHM era un conto, ma che i Darkthrone inserissero elementi epici, thrash e soprattutto speed metal nel proprio sound è più di una sorpresa. Forse i Darkthrone, piuttosto che omaggiare con brani-tributo le vecchie glorie del passato, dovrebbero pensare che sono uno dei gruppi più importanti della scena extreme metal in circolazione ed eventualmente dovrebbero essere le altre band a rendere tributo a loro. “Dead Early” e sopratutto “Lesser Men” sono brani pesantemente influenzati dal thrash metal Anni ’80. La copertina decisamente epica, atipica per un album dei Darkthrone, lascia presagire l’introduzione di elementi epic/viking anche nella musica: infatti in “Valkyrie”, brano dal titolo inequivocabile, la band sfoggia un riff iniziale epicissimo da brividi. Quorthon dei Bathory aveva iniziato suonando black metal e poi si era cimentato, sempre con ottimi risultati, nella musica viking: chissà che anche questa trasformazione non sia già iniziata a livello embrionale nei Darkthrone… gli sviluppi sarebbero sansa dubbio interessanti. La conclusiva “Leave No Cross Unturned” invece farà drizzare i lunghi capelli a più di qualche blackster: in questo brano molto vicino allo speed metal degli Anni ’80 c’è persino una parte di cantato strillata, come voleva all’epoca quel genere. Tutti sono liberi di suonare ciò che vogliono, ma i Darkthrone, lo si voglia o no, sono e resteranno sempre associati al black metal, quindi dovrebbero almeno pensarci due volte prima di virare su determinati generi musicali. Il black metal nacque anche per dissociarsi, non solo musicalmente, dal metal mainstream di quegli anni; sembra pertanto curioso da parte di gruppi come i Darkthrone un ritorno a quelle sonorità un tempo rinnegate. Magari in sede d’intervista Fenriz ci farà chiarezza su questo punto controverso. Il voto di un fan, che ancora vede i Darkthrone come i padri del black metal, a questo “The Underground Resistance” dovrebbe necessariamente essere gravemente insufficiente per i motivi sopra elencati. Il problema è che l’album è ideato in modo intelligente: ci sono elementi nuovi che comunque sorprendono l’ascoltatore, c’è tanta energia ed i ritmi sono trascinanti. Insomma, funziona. E allora ha forse ragione Fenriz che suona qualsiasi tipo di musica metal perché la sua è una band metal al 100%? Non esageriamo, come spesso accade la verità sta nel mezzo: se avete seguito con interesse gli ultimi Darkthrone allora continuerete a farlo nonostante questo album altalenante e controverso, se invece attendevate l’ennesimo passo falso di una band che non vuole più rimettersi a suonare in stile “Transilvanian Hunger”, allora “The Underground Resistance” diventerà per voi oggetto di infinito, amaro scherno.