6.5
- Band: DAWN OF DISEASE
- Durata: 00:49:71
- Disponibile dal: 01/11/2019
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Arrivati al quinto full-length, i tedeschi Dawn Of Disease si confermano una realtà molto interessante nel panorama melodic death di matrice dichiaratamente nordeuropea. Dopo il notevole “Ascension Gate” anche questo “Procession Of Ghost”, in modo complessivo, non delude le aspettative, specialmente se si è fan delle sonorità tipiche di quella che si può definire ‘nuova corrente melo-death’.
Un primo punto piuttosto interessante è che, a differenza di altre band afferenti a questo genere, i Dawn Of Disease in quest’ultima fatica provano a non snaturare gli elementi costitutivi del loro percorso artistico. Nonostante siano ingombranti e presentissimi i riferimenti agli ultimi lavori dei mostri sacri del genere (trasversalmente dai Dark Tranquillity agli Amon Amarth), in “Procession Of Ghost” è chiaro l’intento di mantenere una temperatura alta delle composizioni, senza prendere derive banalizzanti, allestendo un poderoso wall of sound, fatto di riff catchy ma al contempo granitici (“Shrine”, “As Heaven Shatters”) senza mai perdere il mood peculiare che è stato della band sin dalle origini: un’aleggiante malinconia rabbiosa, che si dipana lungo scelte melodiche sempre molto interessanti e prediligendo arrangiamenti ricercati, con midtempo e sfuriate ottimamente calibrate (la titletrack ne è un buon esempio), fino a scelte compositive accattivanti che rimandano agli In Flames dei tempi d’oro (l’ottima “May The Waves Take Me”).
Un altro aspetto caratteristico della band è però anche un vistoso neo che indebolisce non poco la portata del lavoro complessivo, e risiede nel cantato di Tomasz Wisniewski: un growl old-school, che vorrebbe connettersi alle storiche esperienze di Lars Petrov (Entombed) e Tomas Lindberg (At The Gates), ma purtroppo risulta poco in sintonia con lo spirito dell’album. Se i brani sono un continuo variare, attento ed equilibrato, giocando molto bene con le mosse archetipiche della storia del death metal svedese e puntando moltissimo sull’impatto emotivo dettato dalla ricerca di melodie mai piatte o facili, la voce di Wisniewski rimane ferma in un unico status: un growl poco espressivo, poco partecipe dello spirito dei pezzi, costantemente simile a se stesso. Questo va a inficiare il risultato complessivo di canzoni con un potenziale clamoroso come “Apotropaic” – e, in ultima analisi, pesa moltissimo su tutto il disco. Questo è un vero peccato, poiché “Procession Of Ghost” è un lavoro davvero ben costruito, ragionato, e che fa trapelare una grande ispirazione da parte di tutti i musicisti. Nonostante diversi momenti derivativi (o comunque estremamente adiacenti alle maniere consuete del genere) si tratta di un album che si fa ascoltare con grande piacere e che alimenta qualche ventata di novità. Ma un lavoro vocale come questo punisce pesantemente il risultato finale. Un’attenzione più in linea con lo spirito tempestosamente emozionale delle composizioni avrebbe reso questo disco il simbolo dell’ascesa dei Dawn Of Disease nell’olimpo dei grandi nel mondo del melodic death metal.