6.5
- Band: DAWN OF WINTER
- Durata: 00:55:58
- Disponibile dal: 11/11/2008
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
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Parecchi di voi conosceranno, almeno per sentito dire, i Sacred Steel, band di true metal tedesca che ha diviso il pubblico tra chi li adorava e chi li riteneva solo dei cialtroni. Ebbene, prima di cominciare quell’esperienza, il singer Gerrit Mutz militava in una sconosciuta doom metal band chiamata Dawn Of Winter che, attiva dai primissimi anni novanta, era riuscita a pubblicare un solo album nel 1998. Ora, a distanza di dieci anni, i nostri ritornano con questo “The Peaceful Dead”, patrocinato dalla Massacre Records. Il doom della band è quanto di più classico si possa immaginare, a cavallo tra Candlemass e Solitude Aeturnus e con qualche passaggio memore dei Solstice e della NWOBHM. In sostanza i Dawn Of Winter sono per il doom quello che i Sacred Steel sono per l’heavy metal: una band onesta che non si vergogna di proporre musica che viene direttamente dal cuore, sebbene tale musica non abbia nemmeno un briciolo di originalità al proprio interno. Quanto appena detto calza a pennello per descrivere l’opener dell’album, ovvero “The Music Of Despair”: la traccia è una vera dichiarazione d’amore per il doom, con Mutz che recita “doom is the soul of metal” con la sua particolare voce nasale che però qui evita i toni troppo alti e striduli. Il mood generale del lavoro è ammantato di epicità, grazie soprattutto alla chitarra di Jörg Michael Knittel, che distribuisce riff di matrice Candlemass lungo tutte le dieci tracce del lavoro. Tracce tutte molto manieriste, ma che comunque colpiscono nel segno: ad esempio “All The Gods You Worship” cita direttamente gli Angelwitch o addirittura gli Iron Maiden ed è il brano più veloce del lotto, nonché uno dei più azzeccati; bene anche l’epic doom di “Burn Another Sinner” e la conclusiva e lentissima “The Oath Of The Witch”. Decisamente questi Dawn Of Winter conoscono bene il loro mestiere e gli amanti delle sonorità più ossianiche non mancheranno di apprezzare “The Peaceful Dead”; d’altro canto non si può negare che l’album sembra una sorta di compendio di sonorità doom epicheggianti e che quindi più che ad un lavoro compiuto assomigli ad un Bignami per nulla esaustivo.