7.5
- Band: DAYLIGHT SILENCE
- Durata: 00:40:21
- Disponibile dal: 27/04/2018
- Etichetta:
- Red Cat Records
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Nel momento in cui ci si appresta a leggere la storia della band romana di cui ci accingiamo a parlare, non si può proprio fare a meno di abbozzare un sorriso per via della particolare presentazione, di stampo puramente fantascientifico, scritta con simpatia e cura dai membri del cosiddetto ‘Daylight Silence Project’, i quali dipingono la propria intenzione come quella di cinque mercenari/musicisti che, all’alba del quarto millennio e con le disuguaglianze sociali a farla da padrone, a bordo di un veicolo alla deriva in grado di varcare i confini dello spaziotempo, hanno stabilito che l’unico modo degno di nota per passare il tempo consisteva nel mettersi a suonare tutti insieme facendo vibrare le barriere stesse dello spazio profondo.
Un incipit davvero particolare che istigherebbe la curiosità nella mente di pressoché qualsiasi ascoltatore dai gusti abbastanza raffinati dal trovare una potenziale delizia nella loro proposta tendenzialmente di matrice prog hard’n heavy moderno, ma con più di una strizzata d’occhio all’old school; tutto questo non prima di essersi rifatti gli occhi con una copertina davvero ben disegnata e con un gusto estetico simile a quello del rosone di una chiesa. Venendo alla tracklist, possiamo notare che si compone di sole otto canzoni, tutte dalla durata inferiore ai sei minuti, il che permette alla musica contenuta in questo “Threshold Of Time” di non risultare mai prolissa o stagnante nel suo stile compositivo; al contrario, una volta concluso l’ascolto, è impossibile non ammettere che i quaranta minuti circa necessari per completare l’ascolto scorrono via che è una bellezza, costringendo in un certo senso il fruitore a premere nuovamente il tasto ‘play’ in modo da cogliere eventuali sfumature precedentemente ignorate. Sin dalla iniziale “The Power Of Speech” appare evidente che musicalmente non parliamo di novellini, ma di musicisti che sanno decisamente il fatto loro, tant’è che l’unione dei singoli elementi appare curata nei minimi dettagli, così come l’esecuzione di ogni parte, permettendo così a un brano avvincente e ben scritto di prendere forma, con dei momenti che favoriscono l’headbanging, così come degli altri in cui fermarsi ad ascoltare le parole provenienti dall’ugola del vocalist Earl Von Braun (chiaramente si tratta di un nome d’arte). Da qui in avanti la scaletta segue l’ottimo esempio della opener, proponendo sempre dei ritornelli memorabili e azzeccati, insieme a delle melodie studiate alla perfezione e in grado di trasmettere quel senso di introspezione che evidentemente la band voleva far percepire a tutti gli ascoltatori, in particolar modo in estratti come “Dreaming Of Freedom”, la lenta “Sleep” o la conclusiva titletrack; anche la produzione appare decisamente ben curata, con un sound delle chitarre limpido, ma con un retrogusto grezzo in grado di enfatizzare ulteriormente l’ottimo comparto ritmico e, soprattutto, i bellissimi assoli.
Volendo trovare un difetto, si potrebbe citare forse una eccessiva linearità della scaletta, con non molti guizzi o momenti particolari in grado di elevare alcuni brani al di sopra degli altri, ma si tratta tuttavia di un appunto relativamente trascurabile, anche perché la qualità di ogni singola traccia si attesta comunque su livelli tutto sommato piuttosto alti, il che rimane evidente anche dopo svariati ascolti. Tutto questo permette all’album di esordio dei Daylight Silence di ritagliarsi un posto tra le uscite più sorprendenti dell’anno; perciò ci auguriamo di aver nuovamente modo di sentir parlare di loro a breve, magari con qualche data dal vivo nel nord Italia e, naturalmente, vogliamo sperare che le nostre parole siano state in grado si stuzzicare almeno in parte la curiosità di chi ogni tanto ha ancora voglia di supportare la scena italiana.