7.5
- Band: DAYS OF DESOLATION
- Durata: 00:33:08
- Disponibile dal: 25/02/2022
- Etichetta:
- Halenoise Records
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L’oscura epopea dei Days Of Desolation si arricchisce con l’uscita di un secondo full-length dopo che per anni la band belga aveva preferito concentrarsi su EP e split. Quattordici tracce che denotano la massima identificazione del terzetto con quello che è ormai diventato il suo genere di riferimento, ovvero un ibrido di grind e crust hardcore, arricchito e personalizzato dal carattere aperto e generalmente poco prevedibile delle strutture dei brani. Con “Circles” il gruppo regala un’opera che sa dosare con discrezione e intelligenza tempi deraglianti e chitarre slabbrate, mescolandoli a lampi di incredibile malinconia, sfruttando alla perfezione una vena melodica che, se chiamata in causa, sa sempre come imporsi con autorevolezza sulla ruvida base architettata dalla sezione ritmica. La band prende le mosse e si muove in ambienti sonori in cui il gusto lo-fi e l’essenzialità sono soliti dominare, ma riesce a ricavarsi una propria nicchia ottenendo il massimo rendimento dall’utilizzo più o meno regolare di arie struggenti di notevole estensione, le cui tessiture spesso preludono a passaggi più dinamici, ripartenze e cambi di registro dal grande impatto motivo. L’assidua gavetta ed il cospicuo background maturato nell’underground nell’ultimo decennio consentono ai Days Of Desolation di affrontare e interpretare con personalità ogni registro: già al primo ascolto, è evidente che al gruppo non interessino particolarmente certe posizioni oltranziste e un senso di appartenenza a questo o a quell’altro genere; alla base del progetto sembra esserci prima di tutto il desiderio di comporre musica che sia spontanea ed emotivamente appagante. Per raggiungere tale risultato, il trio non esclude nulla di quanto messo a disposizione dal ventaglio grindcore, crust e punk, dando ampio spazio a improvvisazioni e ispirazioni radicali e spiazzanti. Pur restando spesso su ritmiche tesissime in blast e d-beat, la band riesce a sfoderare la grande carta vincente dell’immaginazione per abbattere confini e limitazioni, ideando un ibrido sonoro dove inattesi rivoli di luce hanno modo di splendere e imporsi, mettendosi in avvincente contrasto con il grigiore e la veemenza del resto della proposta. Vengono alla mente i compianti Nasum di perle come “Shadows”, “The Final Sleep” o “Fury”, episodi ruvidi ma intrisi di sofferenza, le cui atmosfere vengono spesso evocate da questo “Circles”, una collezione di brani che sembra essere parte di un processo di messa a nudo di certe esperienze di vita, non propriamente positive, che i ragazzi hanno vissuto. Spirali di ricerca tormentata che portano a un lavoro davvero ispirato e fresco, che non possiamo fare a meno di consigliare a chi è solito apprezzare i filoni musicali citati qualche riga più su.