7.0
- Band: DEADBORN
- Durata: 00:36:02
- Disponibile dal: 20/04/2012
- Etichetta: Apostasy Records
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Dopo oltre quattro anni di silenzio dal loro ultimo lavoro, “Stigma Eternal”, i Deadborn ritornano sulla scena dotta e multiforme del cosiddetto techno-death con “Mayhem Maniac Machine”, dischetto che molto probabilmente avrà modo di sollazzare buona parte degli appassionati del genere. Metà della lineup di questo gruppo tedesco ha avuto la fortuna di conoscere e suonare con uno dei più talentuosi musicisti death metal dell’ultimo decennio, Muhammed Suiçmez dei Necrophagist, e, come del resto era stato per il debut, le nove composizioni del suo ultimo disco risentono discretamente di quell’esperienza, così come di ripetuti ascolti “da fan” dei vecchi classici di una realtà quale i Suffocation. Rispetto al primo full-length, si nota comunque un irrobustimento dei suoni e una ricerca dell’elemento groove un pochino più marcata, che talvolta sfocia in alcuni passaggi piuttosto compatti non troppo distanti dal sound degli Psycroptic. I Deadborn paiono insomma essere intenzionati a seguire un percorso differente da quello dei loro noti connazionali Obscura: se infatti la band di Steffen Kummerer sembra ammorbidire il proprio sound di album in album, introducendo clean vocals ed elementi propriamente prog, i ragazzi di Baden-Baden ci tengono a rivendicare la loro appartenenza al mondo death metal con del materiale in cui la tecnica modera l’aggressività solo parzialmente. Di nuovo dobbiamo segnalare come le strutture alle quali i Nostri si affidano siano alla lunga sempre le stesse – cosa che porta a qualche attimo di disorientamento una volta ben addentro l’ascolto – ciò nonostante, nel complesso, si notano dei miglioramenti anche sotto questo punto di vista, come, del resto, dimostra una “Slaves Of Megatron”, traccia che gioca con ritmiche e riff un po’ diversi da solito e che potrebbe risultare appetibile anche a coloro meno avvezzi a certe sonorità “complicate”. “Mayhem Maniac Machine”, in definitiva, si rivela un disco “di genere”, ma tutto sommato ben ideato; un’opera che stimolerà il palato degli ascoltatori innamorati dei nomi citati qualche riga più su.