7.0
- Band: DEADLOCK
- Durata: 00:47:53
- Disponibile dal: 07/08/2016
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Correva la fine degli anni ’90 quando, capeggiata da HSB e Caliban, iniziò a prendere forma la scena metalcore tedesca, in grado di contrapporsi a quella americana grazie a promettenti realtà come Maroon, Fear My Thoughts, Deadlock e Neaera. A distanza di oltre quindici anni – tra scioglimenti, svolte commerciali, fisiologici cali d’ispirazione e ricambi non all’altezza – il panorama teutonico si è parecchio ridimensionato, ma ciò non toglie che i sopravvissutti continuino a farsi valere, nonostante le oggettive difficoltà. E’ il caso ad esempio dei Deadlock, la cui line-up è stata definitivamente falcidiata negli ultimi due anni sia da eventi tragici (la prematura scomparsa del batterista Tobias Graf) che lieti la seconda maternità della cantante Sabine, diventata mamma a tempo pieno), lasciando il ruolo di membro fondatore al solo Sebastian Reichl. Senza perdersi d’animo, il chitarrista / tastierista, spalleggiato dietro al microfono dalla nuova cantante Margie Gerlitz, ha convogliato le energie negative su “Hybris”, settimo disco che, a dispetto del titolo, non pecca di presunzione ma ci riconsegna una band più in forma rispetto al precedente “The Arsonist”. Intendiamoci, l’impatto frontale di “Earth Revolt” o l’appeal commerciale di “Wolves” restano lontani, ma canzoni come “Epitaph”, “Berserk” o la title-track hanno il pregio di restituirci una band compatta, sempre in equilibrio tra aggressività e melodia (grazie soprattutto alle clean vocals della new entry dietro al microfono, in grado di non far rimpiangere chi l’ha preceduta). A fronte di una lato A potente ma tutto sommato prevedibile, a mescolare un po’ le carte nel lato B troviamo la più danzereccia “Wrath – Salvation”, la semi-operistica “Ein Deutsch Requiem” (rivisitazione della celebre opera di Brahms) e la strumentale “Vergebung”, prima della chiusura affidata all’inflamesiana “Welcome Deathrow”. Nessuna rivoluzione copernicana in quel della Baviera, ma “Hybris” ha quanto meno il merito di sbloccare la situazione di stallo creativa, invertendo la curva calante e restituendoci una band nuovamente ‘in palla’.