7.0
- Band: DEADLY CARNAGE
- Durata: 00:41:43
- Disponibile dal: 11/11/2011
- Etichetta:
- De Tenebrarum Principio
- Distributore: Masterpiece
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I Deadly Carnage, nel corso della loro breve carriera, sin qui hanno dimostrato di sapersi migliorare costantemente e di imparare dai propri errori. Un’attitudine che hanno in pochi, alla quale va aggiunta la giusta modestia e umiltà che dovrebbe sempre contraddistinguere le band underground (e non solo quelle). Con queste doti il gruppo romagnolo riuscirà senza dubbio a farsi strada all’interno dell’intricato mondo sotterraneo della scena black metal, anche se già un traguardo (firmare per la De Tenebrarum Principio) è stato raggiunto. Il nuovo “Sentiero II (Ceneri)” esce a tre anni di distanza dal debutto su lunga distanza intitolato “Decadenza”, un discreto atto di presentazione davanti alla scena nazionale. In tre anni, i Deadly Carnage hanno lavorato sodo, non sono diventati un gruppo capace già di impressionare le grandi schiere di seguaci della fiamma nera, ma la strada giusta è stata imboccata. Ciò che sorprende è la personalità dei Deadly Carnage dimostrata su questo nuovo album, un album che potrà non entusiasmare il classico pubblico black metal, ma che contiene dei passaggi molto interessanti. Si passa, infatti, dalla violenta e marziale opener “Guilt Of Discipline” alle atmosfere terse e rilassanti della seguente “Parallels”. Alla band romagnola piace senza ombra di dubbio la melodia e su questo nuovo lavoro di atmosfere e di melodie suadenti ce ne sono in abbondanza. “Parallels” rievoca persino gli Opeth di “Orchid”, anche se in una versione ‘black metal’. La maturità acquisita dalla band si misura soprattutto in queste scelte e nella bravura di saperle inserire nel proprio trademark senza stonature. Certo, nel corso del CD non tutti i passaggi sono naturali e alcuni paiono eccessivamente forzati o semplicemente mal accostati. La produzione invece è perfetta, ennesimo aspetto della propria musica che il gruppo ha saputo curare e migliorare. Forse la parte debole dell’album è rappresentata dai due episodi di “Epitaph” in cui la band ritorna sul black metal crudo e piuttosto piatto, mentre la propria dimensione sonora ora è decisamente mutata (e “Growth And New Gods” ne è l’esempio lampante). Una band che alla violenza preferisce accostare la poesia piuttosto che l’odio incontrollabile. Oscuri e ammalianti.