8.0
- Band: DEADLY CARNAGE
- Durata: 00:45:18
- Disponibile dal: 30/03/2018
- Etichetta:
- ATMF
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Continua l’evoluzione senza sosta dei riminesi Deadly Carnage, una band partita in sordina con dei lavori altamente perfettibili – i vecchi “Decadenza” e “Sentiero II (Ceneri)” – ma che già con il precedente “Manthe” aveva fatto vedere luminosi spiragli di luce compositiva attraverso un ottimo black metal atmosferico e accostabile a sonorità post-, non ancora pienamente shoegaze come invece, sveliamo subito l’arcano del nuovo “Through The Void, Above The Suns”, pare oggi andare a parare l’estro scrittorio di Adres e compari. Tutto ciò che avvolge il quartetto romagnolo sembra essersi elevato di grado, partendo dall’approccio promozionale fino ad arrivare all’artwork poco associabile a qualsivoglia scena metallica, passando per le doverose crescite in termini di produzione album e qualità del materiale. Se da una parte le influenze blackgaze sono evidenti, tra Alcest, Wolves In The Throne Room, Amesoeurs, anche Agalloch, dall’altra uno dei maggiori richiami che sorgono alla mente è quello assolutamente nostrano dei Novembre, a ben vedere mai citati fra i precursori del sottogenere in questione ma a tutti gli effetti, col senno di poi, capaci di creare atmosfere estreme e sognanti come pochi. Insomma, avrete capito più o meno ciò che penetra nelle orecchie durante l’ascolto di “Through The Void, Above The Suns”: il suono di una formazione finalmente maturata e degna di stare nella serie A del genere, anche solo per lottare per non retrocedere. I mood e i soundscape che i Deadly Carnage ergono con il loro stile melodico e suadente, così come possente e roboante, sono veri muri di malinconica nebbia densa come catrame, crescendo emotivi a volte glaciali, a volte pregni di un tepore rassicurante ed avvolgente. Senza cali di tensione alcuno e con veri picchi di maestria compositiva, i Nostri inanellano una tracklist compatta e solida, ma che presenta allo stesso tempo episodi ben distinti fra loro, tutti carichi d’epos decadente: ci sono tre tracce semi-strumentali, al limite dell’intermezzo, che magicamente si pongono fra le canzoni migliori del lotto, dall’introduzione evocativa “Quantum” alle brevi ma intensissime “Cosmi” e “Fractals”; poi troverete, lungo tutto il lavoro, un’alternanza da brividi tra momenti acidi e blackish (i primi minuti di “Divide”) e movimenti più groovy e cadenzati (il riffing portante di “Matter” o la seguente “Hyle”), per poi giostrare sull’ampio uso della voce calda e pulita del chitarrista Alexios Ciancio e sezioni più pacate giocate su arpeggi riverberanti o arrangiamenti di synth/tastiere (sempre nella più ‘prog-oriented’ “Divide”). Una ricchezza di soluzioni, dunque, che trasforma il blackgaze dei Deadly Carnage in più di un mero viaggio depresso attraverso partiture oniriche e disperate e che lo rende altamente appetibile anche per chi non è uso lambire coordinate musicali così profonde e particolari. La stupenda “Ifene”, completamente o parzialmente cantata in italiano, riassume nella sua interezza e durata i nuovi Deadly Carnage, entità assolutamente da seguire con attenzione, oggi così come in futuro.