
7.0
- Band: DEAFHEAVEN
- Durata: 01:02:20
- Disponibile dal: 28/03/2025
- Etichetta:
- Roadrunner Records
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Con “Lonely People with Power”, i Deafheaven tornano a intrecciare le sonorità che li hanno resi un punto di riferimento di quel filone blackgaze che loro stessi hanno contribuito a coniare e popolarizzare con le loro prime uscite, recuperando parte di quell’ardore più metallico che caratterizzava i lavori pre-“Infinite Granite”. Dell’ultimo, più soft e arioso, capitolo discografico, viene invece mantenuta la tendenza a comporre brani un po’ più compatti nella durata, a volte maggiormente vicini alla cosiddetta forma canzone, anche se, in qualche tratto, permane quel feeling di volatilità, di stream of consciousness, che praticamente da sempre caratterizza la formazione.
Di certo, comunque, “Lonely…” è un album che vive soprattutto di episodi caratterizzati da una certa essenzialità: sin dalle prime battute, emerge una volontà di concentrare l’energia e di dosare con maggiore parsimonia le aperture oniriche. Questo si traduce in un ascolto più diretto, che permette di cogliere con maggiore immediatezza i contrasti e le dinamiche interne alle singole tracce. Si perde quindi un po’ di quel climax sognante che ha baciato molte perle della discografia, per fare spazio a una verve che in qualche caso non lascia grande spazio a sovrastrutture o chissà quale ricercatezza – vedi un pezzo compatto e rabbioso come “Magnolia”, oppure una traccia come “Heathen”, i cui chiaroscuri a livello strettamente strutturale, più l’alternanza clean/scream, non sono poi così lontani da qualcosa che potrebbero fare gli ultimi Dark Tranquillity, sebbene qui il contesto sonoro e stilistico sia ovviamente assai differente.
In questo senso, il tocco del chitarrista Kerry McCoy resta inconfondibile, così come emerge puntuale il collaudato contrasto tra le trame e le melodie di stampo post-rock e shoegaze con lo screaming di George Clarke. In generale, si può dire che l’album non manchi quindi di presentare tutte le caratteristiche chiave della proposta dei Deafheaven, anche se condotte attraverso una maggiore disciplina compositiva, una sorta di autocontrollo che appunto limita le esplorazioni più sfarzose e dilatate.
Un approccio che inevitabilmente porta con sé anche qualche interrogativo: se da un lato “Lonely…” offre episodi subito interessanti come “Amethyst”, l’accecante “Revelator”, l’altrettanto ritmata “Body Behavior”, “Winona” – che riprende con convinzione la vastità delle vecchie composizioni – o il dream pop squarciato da stilettate metal di “The Marvelous Orange Tree”, dall’altro lascia la sensazione che alcune canzoni, di base non ispiratissime, abbiano subito un’eccessiva opera di snellimento, perdendo quella capacità di trascinare l’ascoltatore in vortici emotivi prolungati. La sintesi e la compattezza possono sicuramente agevolare l’efficacia del disco, nel suo insieme, ma al tempo stesso rischiano di sottrarre profondità e risonanza alle tracce, specialmente per chi ha amato i viaggi sonori più ricchi e stratificati del passato.
“Lonely…” rappresenta dunque un ritorno che, pur mantenendo tutto sommato salda l’identità degli statunitensi, gioca su equilibri diversi rispetto ai loro lavori più iconici. La volontà di rendere il tutto più diretto e incisivo è evidente e potrebbe rivelarsi una scelta vincente in ambito live, tuttavia resta il dubbio su quanto questo nuovo assetto nel songwriting possa reggere il confronto con le vette più ambiziose della loro discografia.