7.5
- Band: DEAFHEAVEN
- Durata: 00:46:45
- Disponibile dal: 02/10/2015
- Etichetta:
- Anti Records
- Distributore: Self
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È tempo di sfide e conferme per i Deafheaven, che dopo il successo di “Sunbather” provano ora a scacciare definitivamente la nomea di “meteora” e le accuse di doppiogiochismo provenienti dagli ambienti metal più oltranzisti. Si sono spese tante parole sull’immagine e sulle fondamenta del suono “post” black metal del gruppo californiano, finendo spesso per trascurare l’effettiva qualità delle loro canzoni. “New Bermuda” sembra avere il compito di mettere a tacere certe malelingue, dato che il chitarrista e principale compositore Kerry McCoy ha dichiarato che l’obiettivo della band era quello di confezionare un album più metal rispetto al precedente, cercando inoltre di dimostrare come la loro gamma dinamica si fosse allargata rispetto al passato. Terminato l’ascolto dell’opera, non si può dire che i ragazzi statunitensi si siano resi protagonisti di chissà quale evoluzione, ma, in effetti, è il caso di convenire sul fatto che su “New Bermuda” il suono Deafheaven risulti un filo più denso. Un tempo il gruppo tendeva quasi sempre a dilatare le atmosfere, ad allungare le chitarre e a lambire l’amato shoegaze su una subdola base di blast-beat, mentre ora non disdegna affatto l’utilizzo di veri e propri riff e di ritmiche maggiormente stentoree. Il singolo dello scorso anno, “From the Kettle Onto the Coil”, aveva lanciato delle avvisaglie con la sua ruvida parte centrale memore dei vecchi Opeth, e ora il nuovo album avvalora ulteriormente questa tendenza, mettendo sovente sul piatto un lavoro di chitarra di estrazione thrash e regolari interventi di doppia cassa. Ciò che comunque non viene mai a mancare è la capacità dei ragazzi di sfoderare in più occasioni melodie davvero ammiccanti, che, quando accostate alle sezioni più dure, vanno a creare chiaroscuri e saliscendi di grande rilievo. D’altronde, le influenze dell’alt-rock anni ’90, del vecchio screamo e del dream pop sono ben presenti e queste continuano ad essere tra i punti di riferimento fondamentali per i Deafheaven: la vera differenza rispetto ad un “Sunbather” o a un “Roads To Judah” sta appunto nell’indurimento della componente metal, che oggi graffia più del solito. Facile dunque vedere le tracce di “New Bermuda” come delle montagne russe, nelle quali gli sbalzi tra un linguaggio e l’altro sono più marcati che mai e dove la sorpresa – sia essa un riff corposo o un’apertura sdolcinata – è sempre dietro l’angolo. In tutto questo, si continua a restare un po’ interdetti davanti alla prova vocale di George Clarke: il frontman è evidentemente incapace di esprimersi in altri modi al di fuori dello screaming e certi suoi interventi – vedi quelli sull’arioso incipit di “Gifts for the Earth” – si rivelano tutto sommato fuori luogo nel loro estremismo. In ogni caso, queste parentesi non impediscono di apprezzare la singolarità e la notevole ispirazione alla base delle trame sonore del disco: “New Bermuda” non rivoluziona lo stile Deafheaven, ma riesce comunque a rivelarsi una piccola gemma di metal atmosferico dai contorni neri.