7.5
- Band: DEAFHEAVEN
- Durata: 01:01:35
- Disponibile dal: 13/07/2018
- Etichetta:
- Anti Records
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L’effetto sorpresa è ormai svanito e probabilmente è meglio che in molti se ne facciano una ragione. I picchi toccati con un album come “Sunbather” rimangono forse irripetibili, ma questo non significa che i Deafheaven non abbiano continuato a confezionare musica interessante dalla pubblicazione del loro apprezzatissimo secondo full-length. Questa nuova fatica, “Ordinary Corrupt Human Love”, si pone in continuità con la loro storia e si caratterizza per un ritorno ad un sound più euforico e per un ritrovato interesse per arie marcatamente dream pop, dopo la parentesi più heavy e cupa di “New Bermuda”.
Come al solito, post rock, indie e metal si riscontrano nella miscela sonora preparata dal gruppo californiano, che di volta in volta passa da rarefatti paesaggi alla Explosions In The Sky ad una malinconia nei toni dell’azzurro, il tutto talvolta squarciato da improvvise accelerazioni e cascate di distorsioni. Un sound a volte solo apparentemente contemplativo, dove il martellare della sezione ritmica e il severo screaming di George Clarke, che sembra provenire dai recessi profondi dell’anima, sanno anche proiettare verso atmosfere non proprio rassicuranti. Rispetto a “New Bermuda”, tuttavia, la proposta appare indubbiamente più serafica e maggiormente incline a riportarci ad alcune serene dilatazioni tipiche di “Sunbather”, ora con l’intenzione di stabilire una dimensione d’ascolto più intima, ora con il chiaro scopo di dare al sound un taglio più orecchiabile e positivo, impressione sottolineata anche dalla puntuale inclusione di assoli di chitarra rockeggianti che sembrano provenire direttamente da generi ben più mainstream di quelli a cui i Deafheaven sono sinora stati associati.
Anche se a tratti si ha l’impressione che certi passaggi siano un filo ridondanti, le tracce del disco non suonano comunque come una stanca e forzata deformazione didascalica di certi anni d’oro, quanto, piuttosto, come un nuovo esempio di unione di diverse correnti stilistiche dalle quali però i ragazzi hanno saputo ricavare un linguaggio espressivo tutto sommato personale e suggestivo. La loro è una musica spiccatamente evocativa, abile a descrivere con poesia e ispirazione luoghi oggettivamente familiari; una proposta forte di un tessuto sonoro abilmente intrecciato, ma al contempo sempre abbondantemente fluido. Un brano come “Honeycomb” rivela ancora una volta come il distintivo appeal dei Deafheaven non sia rimasto sopito, mentre un episodio come “Night People” dimostra come la band abbia ancora il desiderio di sperimentare nuove soluzioni: il duetto con Chelsea Wolfe, nel quale Clarke si esprime timidamente con la voce pulita, non è di quelli epocali, ma è pur sempre un primo passo sulla via dell’aggiornamento e potrebbe portare il gruppo a prendersi ulteriori rischi in futuro.
“Ordinary Corrupt Human Love” è un album che cresce con gli ascolti e, anche se magari non lascerà il segno quanto certi vecchi dischi targati Deafheaven, il suo valore complessivo risulta senza dubbio ben al di sopra di molte produzioni black-gaze et similia uscite negli ultimi anni. Tante realtà provano ad imitare questi ragazzi ultimamente, ma poche sono in grado di mettere sul piatto lo stesso magnetismo di Clarke e soci.