5.5
- Band: DEATH DEALER
- Durata: 00:58:12
- Disponibile dal: 02/10/2015
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Nati nel 2012 per mano di Ross The Boss e Rhino, rispettivamente ex chitarrista ed ex batterista dei Manowar, i Death Dealer arrivano al loro secondo album sulla spinta del convincente debutto targato 2013. “War Master” aveva infatti attirato l’attenzione degli amanti del classic-power di matrice americana grazie ad una discreta ispirazione del songwriting e a una buonissima esecuzione che avevano permesso al quintetto di confezionare un disco pieno di carica e dotato di gran tiro, seppur non certo innovativo. In questo secondo capitolo, intitolato “Hallowed Ground”, si registra purtroppo la defezione di Rhino, sostituito dal comunque validissimo Steve Bolognese dei Baptized In Blood, ma le coordinate stilistiche restano le stesse. Quello che però manca al lavoro è, come vedremo, l’ispirazione del suo predecessore, oltre che una produzione con suoni all’altezza del curriculum dei musicisti coinvolti. Se difatti la tirata e trascinante opener “Gunslinger” è un gran bel pezzo (sebbene il riff ricordi un po’ troppo “The Power” dei Manowar), il resto della tracklist non evidenzia brani degni di nota. Le composizioni faticano a colpire, complici delle linee vocali non certo entusiasmanti. Un vero peccato perchè il frontman Sean Peck, tra Rob Halford e Ralf Scheepers come stile, ha estensione e potenza da vendere ma qui non sembra trovare terreno fertile per potersi esprimere al meglio. Ne sono un chiaro esempio pezzi come “Seance” o “Way Of The Gun”, dai ritornelli troppo scontati per poter destare interesse. Va leggermente meglio con “Plan Of Attack” o “K.I.L.L.”, dove il gruppo ritrova compattezza su ritmiche più tirate e riff di maggior presa ma il tutto deve fare i conti con la pochezza di tracce come la scialba “Total Devastation” o il pacchianissimo e prevedibile inno al metal “The Anthem”. Nel finale un trio di brani un po’ più validi non basta ad alzare il giudizio di un disco che appare come un netto passo indietro rispetto a “War Master”. Se siete fan dei Judas Priest epoca “Painkiller” o dei loro discepoli Primal Fear, allora date un ascolto ad “Hallowed Ground” ma difficilmente troverete qualcosa di veramente memorabile al di là di un bel pezzo e alcuni riff e soli di buona fattura.