7.5
- Band: DEATH MECHANISM
- Durata: 00:40:30
- Disponibile dal: 30/07/2013
- Etichetta: Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
Cosa ci possiamo aspettare dalla band di Pozza e Manu (ovvero la sezione ritmica dei Bulldozer) ? Thrash metal old school, di stampo smaccatamente teutonico; talmente teutonico e talmente old-school che quando sentiamo la voce, ci viene da chiederci se quello che sta girando non sia un disco dei Kreator, tanto la voce di Pozza ricorda quella di Mille Petrozza. Sicuramente il riffing non è diretto e mastodontico come quello della succitata band, ma i Death Mechanism rivelano una dedizione ed un amore per la vecchia scena europea fuori dal comune, soprattutto perché i loro richiami al passato non sono, come spesso accade, una scusa per nascondere limiti tecnici, mancanza di ispirazione o produzione pessima: dal punto di vista del sound, “Twenty-First Century” è assolutamente attuale, risultando un riuscito connubio tra passato e presente. Ad una band del genere si potranno contestare una certa mancanza di originalità o una personalità non proprio indistinguibile e, sicuramente, questo disco non sarà una pietra miliare del thrash, ma in un periodo in cui il panorama discografico è invaso da band thrash più o meno improvvisate, i Nostri sono degni alfieri del genere: non sembrano voler cedere ad accorgimenti arrangiativi o compositivi di facile impatto, anzi vanno dritti per la loro strada macinando un drumming che non da sosta e richiama all’headbanging più sfrenato o ai moshpit spaccaossa dei maestri del genere. Pezzi come “Earthly Immortality” o “Obsolete Cults” rimandano subito alla polvere di un festival open-air ed al cuore stesso di questo genere musicale. Tutto ciò che c’è di buono in questo disco sarà, però, per molti un limite: come accennato non ci sono compromessi da parte dei “Death Mechanism”: nulla delle moderne contaminazioni tra generi, nulla che richiami termini tanto attuali come “core” o “groove”; c’è invece una formazione ridotta all’osso (batteria, basso e chitarra/voce), una trasudante voglia di attenersi il più possibile alla scuola europea e di massacrare l’ascoltatore con una notevole violenza sonora. Un disco nuovo che conquisterà gli amanti del genere, una buona attività live ed il supporto di un’etichetta importante: gli ingredienti per crescere ed avvicinarsi al salto di qualità che ogni band cerca, ci sono tutti. Quindi, citando i Gama Bomb: “it’s time to thrash ilke it’s ’86, put on your bullet belt” e, avanti, thrasher, qua c’è un disco che vi aspetta.