9.0
- Band: DEATH SS
- Durata: 01:08:41
- Disponibile dal: //1987
- Etichetta:
- Minotauro Records
- Distributore: Markuee
Questa raccolta è semplicemente fondamentale per scoprire i primi passi della storica band italiana composta all’epoca dal carismatico singer (e tutt’ora bandiera portante del gruppo) Steve Sylvester (il Vampiro), dal geniale lead guitarist Paul Chain (la Morte), e dalle retroguardie ritmiche composte dai misconosciuti Claud Galley (lo Zombie), Danny Hughes (la Mummia) e Thomas Hand Chaste (l’Uomo Lupo). Le prime cinque tracce riguardano il periodo che va dal 1977 al 1982 e, pur non godendo di una registrazione adamantina (per usare un eufemismo!), sono semplicemente favolose. L’opener “Terror” racchiude tutti gli elementi che fanno parte del sound dei Death SS: il drumming cadenzato e profondo spiana la strada a un magnetico giro di basso seguito dal magnifico riff di chitarra sul quale fa la comparsa la voce perversa e spettrale di Sylvester. “Murder Angels” unisce magistralmente l’urgenza del punk alle morbose atmosfere horror (inimitabile marchio di fabbrica della band!), mentre “Horrible Eyes” è assolutamente diabolica nel suo velenoso incedere dominato dalla magica coppia Sylvester/Chain. “Cursed Mama” è un’altra storica horror-song dotata di un gusto vagamente punk sul quale si erge il refrain semplicissimo da cantare a squarciagola. La funerea “Zombie” è presente nella versione live registrata nel 1977, dominata da un bellissimo giro di basso sul quale vengono iniettati riff e break di chitarra altamente espressivi, regalandoci un’altra chicca imperdibile. Le cose cambiano completamente registro dalla traccia numero sei, dove è presente il singer Sanctis Ghoram, che sostituisce il defezionario Steve. Le responsabilità artistico-compositive sono in mano a Paul Chain, che si mette subito in evidenza nella perversa “Violet Ouverture”, sorretta esclusivamente da un inquietante tappeto di organo che fa da preludio alla fantastica “Chains Of Death” – a nostro avviso una delle migliori canzoni mai composte dai Death SS – dove un morboso e cupo riff di chitarra si fonde con la teatrale performance vocale di Ghoram. Degne di nota anche l’epilettica “Schizophrenic”, cantata dallo stesso Chain, che sceglie di adottare un linguaggio fonetico – caratteristica che manterrà anche nei futuri lavori solisti – e la morbosa “Black And Violet”, un altro classico di una band che era già avanti con i tempi di almeno vent’anni e incarnava alla perfezione il concetto del termine “estremo”. Imperdibile.