6.0
- Band: DEATHBELL
- Durata: 00:41:09
- Disponibile dal: 25/02/2022
- Etichetta:
- Svart Records
Spotify:
Apple Music:
Il doom è probabilmente l’unico genere musicale che, oltre ad avere dei canoni più o meno definiti, subisce il suo stesso nome, vivendo – se non di maledizioni – del destino di vedersi cristallizzato, come in un incantesimo oscuro.
L’ultima di queste condanne, certo non freschissima come nascita, è quella per cui avere una cantante-profetessa debba essere l’unica misura distintiva, e al tempo stesso un elemento sufficiente per determinare il successo della band. Prendiamo i francesi Deathbell come campione – a ben vedere non il peggiore, sia chiaro – e facciamone un buon esempio. Lontani dall’avere carenza di capacità tecnica o compositiva, anche loro cedono all’ostinata scelta di ripetere consolidati cliché per buona parte di questo full-length. Riff dilatati (talvolta alle soglie del post-rock) si alternano a momenti più quadrati e vicini alla matrice anni Ottanta del genere, mentre la batteria insiste con mestiere sui quattro quarti, a definire quell’incedere ossessivo ormai quasi scontato. Ad accompagnare questa cadenza messianica non poteva mancare, come accennato, la voce spettrale e versatile di Lauren Gaynor, che però esegue per lo più l’efficace mestierino di mettere in campo nenie evocative nelle intenzioni, trite e ritrite nel risultato. Non sarà un caso se a salvare il risultato finale sono i due brani più coraggiosi: “The Ladder” fa intuire qualcosa di interessante fin dal fischio di vago gusto western che apre il brano, per poi offrire nel prosieguo un pezzo dalla forte carica horror, in cui la Gaynor trova una dimensione più sabbatica e affascinante, oltre a intensificare la carica horror con un tappeto di tastiere. Con modalità differenti, insistendo su una dimensione più ossessiva e cadenzata da vera e propria processione funebre, la conclusiva “A Nocturnal Crossing” rimesta in stilemi certo anch’essi già sentiti, ma che quantomeno toccano corde profonde e donano qualche brivido. Come pellegrini millenaristi, chiediamo a questi profeti di sventura di proseguire su queste sponde: saremo ben lieti di rivedere la risicata sufficienza riservata a questa prova.