7.0
- Band: DEATHCRUSH
- Durata: 00:46:44
- Disponibile dal: 24/11/2017
- Etichetta:
- The Spew Records
- Distributore: Andromeda
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Perseveranza, passione e una spiccata dimestichezza nel trattare la materia death metal. Questi i capisaldi di un percorso artistico giunto alla seconda prova sulla lunga distanza e diventato nel corso degli anni un piccolo punto di riferimento per gli appassionati, i quali difficilmente escluderanno il nome del gruppo dalla lista delle realtà italiane più solide e preparate. E se è vero che finora i Deathcrush non sono mai riusciti a porsi sullo stesso piano di ‘big’ come Antropofagus, Hour of Penance e Septycal Gorge, è altrettanto vero che con “Hell” le cose potrebbero cominciare a cambiare, dando il via ad una scalata ai vertici non più così assurda o fuori portata. Il motivo? Un approccio formale curato nei minimi dettagli (artwork di Marco Hasmann, produzione a cura di Dick Laurent e Gabriele Ravaglia) e soprattutto un songwriting di alto livello che, senza mai celare le proprie influenze, brilla per un rinnovato senso della compattezza e dell’armonia. Lo stile è rimasto grossomodo quello dell’esordio “Collective Brain Infektion”, un mix di scuola americana e polacca condito da una spruzzata di black metal, ciò che sposta gli equilibri in sede di giudizio è appunto l’operazione di smussamento operata dal terzetto sardo: cambi di tempo più fluidi, un riffing rotondo e memorizzabile, una vena melodica dal sapore mefistofelico molto più affinata che nel 2013 (giocata anche su sottili orchestrazioni di sottofondo). Il frutto di tali sforzi sono episodi del calibro di “Eucharisty of Worms”, “Blasphemik Souls”, “Dethroned Arcangels” e “Crowning the Beast”, ideali punti di contatto tra Hate Eternal, Nile e Behemoth e fiori all’occhiello di una tracklist che ha il solo difetto di non attestarsi sempre su simili livelli di presa e coinvolgimento, specie quando nel finale Luigi Cara e compagni si adagiano su soluzioni un po’ più ‘di mestiere’. La strada è e resta quella giusta, comunque: con i suoi tre quarti d’ora di death metal feroce e moderno, “Hell” non tarderà a conquistare molti fan del genere.