7.0
- Band: DEATHCRUSH
- Durata: 00:47:11
- Disponibile dal: 26/04/2022
- Etichetta:
- Time To Kill Records
Spotify:
Apple Music:
Basterebbe il solito, magnifico dipinto di Paolo Girardi in copertina per approcciare positivamente questo “Under Serpents Reign”, terza fatica sulla lunga distanza dei sardi Deathcrush. Una band che, quand’è stata chiamata a dare alle stampe un nuovo disco, ha sempre misurato bene i propri passi e curato le cose nei minimi dettagli, facendo di concetti quali solidità e affidabilità i punti fermi di una carriera legata indissolubilmente ad un preciso modo di intendere il death metal.
Oggi reclutato dalla lanciatissima Time to Kill (Doomraiser, Fulci, Napoli Violenta), il terzetto imbastisce un macigno diabolico che sembra voler dichiarare ad ogni passaggio la sua devozione per mostri sacri come Behemoth, Nile e – soprattutto – Hour of Penance di “Sedition” e “Misotheism”, non a caso i capitoli più striati di black metal nella carriera di Giulio Moschini e compagni. Paragoni ingombranti da reggere sulle spalle, e che in effetti continuano a limitare il progetto nostrano dal punto di vista della personalità, ma che non tarpano le ali ad un songwriting comunque esperto e sicuro, nel quale avvitamenti, sfuriate blasfeme (si avvertono anche echi di Marduk e Dark Funeral) e digressioni pesantissime, spesso enfatiche quasi fossero l’accompagnamento di una parata militare, si intrecciano e si inseguono mantenendo piuttosto alto il livello qualitativo dell’ascolto.
Un mix che, complice un growling molto simile a quello di Paolo Pieri e ad una produzione rifinita nei celebri Hertz Studio (gli stessi di “Misotheism”), rimanda appunto di frequente all’istituzione romana, fatto questo che può essere visto come l’unico vero disclaimer del disco: se la derivatività non è il vostro pane, allora procedete oltre; se al contrario siete in cerca di un’opera di death metal autorevole, feroce e (non troppo) moderno, interpretata con ardore e malvagità pressoché tangibili, “Under Serpents Reign” è semplicemente l’album che fa per voi, con brani del calibro della titletrack, “No Heaven Awaits” e “Black Thelema” a ribadire lo status guadagnato dai Deathcrush nell’underground estremo nazionale. Avanti così.