7.5
- Band: DEATHFUCKER
- Durata: 00:40:33
- Disponibile dal: 16/06/2021
- Etichetta:
- Cavernous Records
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Una lingua di fuoco putrida ed asfaltatrice si dilegua indiavolata sull’asse Mantova-Reggio Emilia. E’ quella tracciata dai Deathfucker ,che, con il qui presente “Firespawn”, danno alle fiamme il loro personalissimo debutto: una grandinata di thrash/death senza la benché minima tregua, scavalcando la nevrosi dal primo all’ultimo dei quaranta minuti previsti. Dai Possessed ai Sarcofago, dagli Slayer ai Destroyer 666: il terzetto tricolore, attivo dal 2015, e formato da Insulter (voce e chitarra), Pest (basso) e J.K. (batteria), ci accompagna lungo i gironi infernali di un’incandescente spirale dalla quale, come ben rappresentato dalla copertina del disco stesso, sorgerà una nuova stirpe ancora più rovente. Infuocata, come i nove pezzi di “Firespawn”: arcigni, furenti, forsennati, tecnicamente impeccabili, in cui, supportati da una produzione più che azzeccata, si stagliano egregie le abilità dei tre musicisti.
A partire dal drummer J.K. (alias Gianmarco Agosti, già batterista dei Raw Power), chirurgico e burrascoso: è un piacere lasciarsi colpire mentre la lancinante “Damnation Strikes” (sulla scia di “Piece By Piece” di Araya e compagni) prende corpo ed è altrettanto superbo il suo lavoro durante l’indiavolata “Sacrificial Slaughter”, uno degli episodi migliori dell’intero album insieme a “Hail, Predator!”. Sezione ritmica devastante, coadiuvata a dovere da Pest (qui al basso dopo aver ricoperto i ruoli di singer, chitarrista e batterista negli altri progetti ‘mantovani’ targata Necromutilator e Sadomortuary). A chiudere il cerchio magico e maligno ci pensa Insulter: il suo urlo greve e sgolato, perennemente rabbioso e blasfemo, ci guida attraverso la fiamma spiraliforme, inforcandoci di riff seriali e ferali, riuscendo a creare, grazie ad opportuni cambi di ritmo, atmosfere fascinose, lugubri; il tutto su un piano tappezzato di thrash al fulmicotone (“Violated Salvation”). Freddamente old school, “Firespawn” non si pone assolutamente sugli scaffali alla sezione novità, ma è proprio la sua funesta scossa ad andare oltre il semplice ‘già sentito’, prendendo sì in prestito gli archetipi dei due generi, ribaltandoli a sua piacimento sul viale della totale esasperazione sonora. Ottimo esordio dei Deathfucker.