7.5
- Band: DEATHFUCKER
- Durata: 00:38:50
- Disponibile dal: 30/09/2023
- Etichetta:
- BlackSeed Productions
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Dopo aver letteralmente sputato sulla folla una lingua di fuoco incendiaria, con il debutto “Firespawn” rilasciato due anni fa, i Deathfucker sono tornati ad intingere i propri strumenti nel calderone più infernale. L’esito di questo bagno malefico è il qui presente “God Devourer”: dieci pezzi ricoperti da cima a fondo da una dose letale di death-thrash, lasciando che tracce di Possessed, primi Morbid Angel e Slayer, facciano continuamente brezza tra un episodio e l’altro. All’appuntamento con il secondo lavoro, la formazione targata Mantova-Reggio Emilia, è arrivata con un nuovo innesto in formazione: ad accompagnare il trio composto da Insulter (voce e chitarra), Pest (basso) e J.K. (batteria), ci ha pensato infatti S.Invoker. Nuova forza alle sei corde che, a conti fatti, ha avuto effetti devastanti sulla portata del sound globale del gruppo tricolore.
Mentre “Firespawn” esaltava una certa furia primordiale, “God Devourer” viene forgiato da una dose maggiore di metallo, andando a riempire, o meglio cesellare, la mole di riff brutalmente impressi in primis dallo stesso Insulter, sempre più ‘disperato’ nell’elargire la propria litania blasfema. Oratoria, perfettamente inserita nell’intreccio maligno, costruito su continui stop-and-go, oltre a diversi passaggi ipnotici, inframmezzati da puntuali midtempo, edificando una micidiale risultanza thrash’n’death. Performance musicale che trova il giusto riflesso nella magnifica cover realizzata da Mariya Popyk, artista di origine ucraina, brava a mettere su tela i dettagli indiavolati messi in riga dai Deathfucker, a partire dalla ribollente intro “The Calling” sino alla conclusiva title-track. Nel mezzo brani più lugubri e folli come “Nailed To The Cross” o “Through Portals Of Fire” e pezzi nei quali si insinua pure una normale orecchiabilità (“Christ Crusher” e “Pentagram Invoker”). Ed è proprio questo uno degli elementi a favore del nuovo album: nella sua essenza underground, “God Devourer” si distingue, oltre che per una produzione di spessore, anche per la volontà di andare oltre certi stilemi tipici, riuscendo, scusateci il termine, ad armonizzare le linee diaboliche messe a segno dalla coppia Insulter-S.Invoker. Se il primo “Firespawn” aveva convinto, il nuovo Deathfucker è qui a dimostrare quanto di buono realizzato in fase di esordio, confermando come l’estremo tricolore può sempre dire la sua.