8.0
- Band: DEATHSPELL OMEGA
- Durata: 00:21:00
- Disponibile dal: 22/06/2012
- Etichetta:
- Norma Evangelium Diaboli
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Ormai i Deathspell Omega hanno anche superato il black metal, il post-black metal e sono andati oltre. Troppo oltre. Ormai non sono neanche più definibili come band black metal. “Paracletus” ce li aveva mostrati già con le mani allegramente in pasta con un qualcosa di indefinibile, ma comunque accostabile al post-rock. Ma questo “Drought” invece ce li mostra intenti a smaterializzare il metal in una sorta di calvario musicale iper-tecnico e permeato in maniera pressocchè totale da un male ormai inqualificabile e inquantificabile. Ormai la musica dei francesi è una sublimazione inarrestabile di metal stra-estremo e progressive iper-tecnico che è del tutto indefinibile e completamente sui generis. La tecnica mostrata dai musicisti di questa staordinaria band ormai ha raggiunto livelli di complessità e ambizione che lasciano basiti. Ciò che disegnano le chitarre in questo EP è praticamente l’immaginario stesso dell’assurdo. L’impossibile che si matierializza. Non solo le architetture soniche dei Deathspell Omega sono alta-ingengneria musicale, ma bisogna anche fare i conti con un suono che esce in maniera implacabile. Le dissonanze create e gli scorticamenti auditivi che si sentono nelle chitarre creano un groviglio inestricabile di odio sonico insopportabile. Il sound di questi pazzi è ormai talmente surreale, repulsivo e grottesco da suscitare orrore totale. La sezione ritmica non è certo da meno. Dire che le parti di batteria sono “tecniche” significa affermare la più grande banalità possibile. Qua non parliamo neanche di un batterista, ma di uno stratega. Di una sorta di scienziato del delirio ritmico più totale. E che vogliamo dire delle voci di Niko Aspa? Si, ormai è praticamente unanime il consenso sul fatto che è proprio l’artista power electronics e porno-produttore finlandese l’ugula agghiacciante di questa band. Bene, che dire delle sue voci? Semplicemente che non sono umane. Non sono urla black metal, non sono grugniti death metal. Sono una cosa nuova. Una sorta di ferale e demoniaco rantolo “parlato”… Ma anche qui rischiamo di finire fuori strada completamente. Fatto sta che il cantante finlandese è riuscito a rendere reale con la sua voce il suono del male, del malessere, dell’odio, del brutto e di tutto ciò che è negativo. L’EP si apre con la assurda intro “Salowe Vision” che sembra arrivare direttamente dal mondo dei Tool o dei Mogwai. Sembra un gioiello di post-rock infernale. E’ lugubre, ma fiero, solenne e anche delicato. In poche parole è un brano strumentale magnifico e tessuto perfettamente. Poi, inevitabilmente, con la successiva “Fiery Serpents” si riscivola all’inferno. In quel baratro senza fondo che è l’ormai famosissimo Deathspell Omega sound: violenza incontrollata, strutture musicali inestricabili, odio infinito, bruttezza e orrore pressochè dilaganti. Satanismo e violenza senza alcun controllo e senza alcun ritegno. Male totale. Si prosegue in egual misura con le piuttosto corte “Drought & Scorpions” e “Sand”, per poi finire in una “zona di mezzo” di progressive finissimo e violenza metallica inquantificabile sulle assurde note di “Abrasive Swirling Murk” e “The Cracked Book Of Life”. Sostanzialmente, “Drought” è un altro esempio di come questa band sia ormai superiore a tutto e a tutti. Nessuna bio, nessun sito internet, nessuna voce ufficiale, nessun volto, nessun nome. Neanche il numero dei musicisti coinvolti è noto. Nulla, non si sa nulla di nulla di questi fenomeni. Per quanto ne sappiamo, questa potrebbe anche non essere una vera band, ma un esperimento di fisica quantistica applicata al souno degli scienziati del CERN. Non suonano dal vivo, non parlano, non comunicano. Praticamente non esistono. Non esistono se non tramite la loro fama, ormai più materia di leggende che altro. Questo vuol dire una cosa sola: che la musica dei Deathspell Omega parla da se, e non riesce, anche volendo, a passare inosservata. Semplicemente è fatta in maniera tale da rendere la fama un risultato inevitabile. Ormai con questa band siamo a livelli qualitativi veramente di un altro mondo. Imbattibili.