7.5
- Band: DEATHSTARS
- Durata: 00:44:04
- Disponibile dal: 27/01/2006
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Dopo la ristampa di “Syntetic Generation” sotto Nuclear Blast tornano i Deathstars, pretendenti al trono del metallo cyber, gotico, sinfonico ed elettronico. Le coordinate del gruppo strisciano aderendo pesantemente a Manson, Rammstein e soprattutto agli scomparsi leader del genere, i grandiosi The Kovenant di “Animatronic” e del sottovalutato “S.E.T.I.” (ma dove sono finiti?). Un incubo elettronico e malvagio, marziale nei riff alla Rammstein e nei vocalizzi gutturali vicini al caro Lindemann, spaziale nei trip sinfonici, lussurioso come solo il Manson più osceno sa fare, cyber thrash come la creatura di Lex Icon. “Cyanide” è la canzone migliore mai composta dal gruppo semplicemente, capace di rendere l’idea della morbosità della formazione quanto della passione per l’oscuro, unita ad un’estetica squisitamente cyber glam. Il rischio di apparire troppo freddi o senz’anima è ovviato da una produzione spettacolare. Le credenziali ci sono visto che il gruppo è nato dalle ceneri degli Swordmaster e annovera ex-membri dei Dissection, in molti passaggi sotto la coltre di sinth ed effettistica varia si trova lo zampino dei Cradle Of Filth più lenti ed atmosferici. “Play God” si avvicina spaventosamente al singolo, ma tutto il disco fila liscio senza cadere nella pallida imitazione, indubbiamente cafone per le soluzioni adottate, sfacciatamente contaminato e ispirato dai nomi che contano, ma miscelato in maniera sapiente e capace. Furbescamente lontani da quella dark wave davvero troppo moscia, i Deathstars riescono a flirtare in maniera sapiente con dark ed EBM senza perdere in appeal metallico, regalando più di un passaggio ispirato. Unico difetto, la staticità dei tempi: le canzoni sono ritmicamente identiche, mai una accelerata o un rallentamento. Il risultato finale resta così pesantemente a rischio di skip, proprio un peccato. “Termination Bliss” è un ritorno gradito in sintesi, sicuramente un passo avanti rispetto al debutto, ma “Animatronic” resta di un altro livello.