7.5
- Band: DEATHSTARS
- Durata: 00:43:00
- Disponibile dal: 14/06/2014
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Dai lontani tempi dell’esordio con “Synthetic Generation” ne hanno fatta di strada i Deathstars, arrivando a fine 2011 a pubblicare il loro primo greatest hits e ad esibirsi nientepopodimenoche di spalla ai Rammstein, da sempre additati come una delle principali influenze dei Nostri. A quel punto, sarebbe stato naturale uscire subito con un nuovo disco, sfruttando il ritorno d’immagine offerto dal tour mondiale con i mangiafuoco tedeschi, e invece il quartetto di Strömstad, rimasto nel frattempo orfano del chitarrista Cat Casino, ha preferito prendersela comoda per la scrittura di “The Perfect Cult”, quarto full-length rilasciato a cinque anni di distanza dal suo predecessore. Bastano comunque pochi secondi dell’opener “Explode” per azzerare il tempo, avvolgendo le nostre orecchie con quelle contaminazioni tra ritmiche marziali, elettronica danzereccia e vocals lussuriose che tanto ci hanno fatto apprezzare (e ballare…) “Night Electric Night” e “Termination Bliss”. Certo, nella prima metà della tracklist – soprattutto su episodi come il primo singolo “All The Devil’s Toy” o la title-track – la distinzione tra trademark sonoro e auto-plagio si fa in alcuni casi piuttosto labile, ma sofismi di questo genere passano in secondo piano di fronte all’energia magnetica esercitata da pezzi come “Fire Galore” o “Ghost Reviver”, impreziosite da orchestrazioni mai così efficaci e ficcanti. Archiviato un lato A perfetto per l’heavy rotation più ‘radiofonica’, il lato B mette invece in mostra l’anima più oscura e suadente dei Nostri, alternando ninna nanne marziali farcite di orchestrazioni ipnotiche (“Asphalt Wings”) a spigolosi mid-tempo dominati da pattern elettronici sotto acido (“Bodies”), senza dimenticare la lussuria cyber-gothic di pezzi come “Temple Of Insects”. Il finale in crescendo, affidato all’anthemica “Noise Cuts”, suggella nel migliore dei modi un comeback che, pur ponendosi appieno nel solco tracciato dai lavori precedenti, si distingue non solo per la cura maniacale dei dettagli, ma anche per la ‘doppia anima’ – bianca / nera, similmente a quanto fatto dai Moonspell di “Alpha Noir” -, concentrata in poco più di quaranta minuti di musica. Come si suol dire in questi casi, l’attesa è stata lunga, ma ne è valsa decisamente la pena.