8.0
- Band: DECAPITATED
- Durata: 00:32:34
- Disponibile dal: 07/02/2006
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
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Niente pause per i Decapitated, veri e propri death metal stakanovisti! Il gruppo polacco torna infatti all’attacco con il suo quarto full-length, il primo a vedere dietro al microfono il nuovo acquisto Covan (ex Atrophia Red Sun), vocalist che va a sostituire Sauron, il quale aveva lasciato il gruppo alcuni mesi fa per problemi di salute. Non stupisce quasi per nulla il fatto che i Decapitated siano già tornati sul mercato, in quanto i compositori principali – il fenomenale chitarrista Vogg e il batterista Vitek – sono rimasti al loro posto e pare proprio che non abbiano perso la voglia di comporre e di progredire con la loro musica. Il nuovo “Organic Hallucinosis”, infatti, riprende per certi versi ciò che era stato lasciato in sospeso su “Nihility” (in primis le articolate strutture e l’approccio altamente tecnico), mescola quindi gli elementi chiave di quel platter con l’aggressività e la pesantezza di “The Negation” e, infine, contamina il tutto con influenze estranee alla sfera death metal! Già a partire dall’opener “A Poem About An Old Prison” si riscontrano sonorità nuove rispetto al solito… è come se il sound dei Decapitated si sia fuso con gli assalti cyber thrash e le atmosfere apocalittiche dei Meshuggah (periodo “Chaosphere”)! Una proposta nuova e spiazzante… ma anche a dir poco avvincente! Era difficile superare un lavoro stupendo come “The Negation”, batterlo sullo stesso campo… i nostri lo sapevano bene, e infatti hanno deciso di muoversi in un’altra direzione, di cambiare le carte in tavola e di cercare di offrire qualcosa di nuovo. E quel qualcosa si è configurato nei sette pezzi che compongono “Organic Hallucinosis”, sette composizioni che ci presentano dei Decapitated più tecnici e contorti che mai, alle prese con le trame ritmiche e con il riffing più cervellotici ed intricati della loro carriera. C’è sempre spazio per dei break da sano headbanging o per scariche di blastbeat, e il groove non manca mai; ma nella tracklist a farla da padroni sono indubbiamente i cambi di tempo impossibili, i riff staccati e le melodie stranianti. Ogni brano – anche quello che si apre in maniera apparentemente lineare – è sempre pronto a cambiare registro e a disorientare, proprio un attimo prima che possa essere etichettato in qualche modo. E il bello è che le diverse sezioni non danno mai l’impressione di essere state incollate a forza: il lavoro in sede di arrangiamento è stato certosino e tutto scorre senza intoppi o incongruenze. Non siamo di fronte ad un capolavoro assoluto per il semplice fatto che alcune delle nuove soluzioni messe qui in mostra devono ancora essere un pochino limate e perfezionate, ma, a fronte di episodi da urlo come “Post(?) Organic”, “Visual Delusion” o “Invisible Control”, come si fa a non complimentarsi di nuovo con i Decapitated? Questi quattro ragazzi per l’ennesima volta hanno dimostrato di essere una formazione dotata di una personalità e di un talento sopra la media, del tutto degna di essere accostata ai grandi nomi del genere. E chi scrive è pronto a scommettere che tra poco saranno loro a sedere sul trono. This is the new breed, this is the future.