7.0
- Band: DECEMBRE NOIR
- Durata: 00:49:55
- Disponibile dal: 09/05/2014
- Etichetta:
- F.D.A. Records
- Distributore: Audioglobe
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Nonostante la loro fondazione risalga al 2008, ben sei anni fa, giungono solo ora al debutto assoluto discografico i teutonici Decembre Noir, che riescono ad ingannare facilmente l’ascoltatore, sulla loro provenienza, scegliendo un monicker in francese e proponendo sonorità richiamanti le terre d’Albione e la Scandinavia in quasi tutti i loro punti focali. La FDA Rekotz, comunque, etichetta della band, in pochissimi anni di vita si è già fatta una valida nomea di label che difficilmente sbaglia un colpo, pubblicando dischi che vanno sul sicuro e che puntano a fette di pubblico metallico ben definite, soprattutto in campo estremo, ovviamente. Per i Decembre Noir, difatti, non abbiamo il minimo dubbio: chi si è cibato per anni – e tuttora si ciba – del death/doom melodico e malinconico che ha fatto la fortuna dei primi Katatonia, della Triade britannica (Paradise Lost, Anathema, My Dying Bride), degli Opeth e dei Novembre, dei più recenti Swallow The Sun, di certo non rimarrà indifferente durante la fruizione di “A Discouraged Believer”, lavoro che somma, amalgama e ripresenta, a volte sfiorando il plagio (sentite, ad esempio, il riff iniziale di “Decembre Noir” ed il subitaneo recitato, e la Sposa Morente vi apparirà presto in sogno), le musiche delle formazioni appena citate. Ci si trova quindi davanti ad un platter, come si suol dire, per ‘completisti’, in quanto davvero nulla aggiunge a quanto di già sentito oltre vent’anni fa: voci growl e recitate si stagliano epiche e atmosferiche su passaggi ritmici per lo più lenti e cadenzati – nulla che rasenti il funeral, sia chiaro – ma che non disdegnano, qua e là, accelerazioni in doppia cassa e di stampo black-death; il riffing è emotivo e molto di maniera, così come gli arpeggi evanescenti, ma proprio per questo piacerà parecchio a chi adora il sottogenere; ci sono anche spunti di tastiera, sporadici e mai invadenti, utili a sottolineare passaggi particolarmente decadenti, ma va detto che il grossissimo del lavoro lo fanno le chitarre di Sebastian e Martin, arrangiate ottimamente e capaci di rinverdire i tristissimi fasti dei magnifici Nineties. “A Discouraged Believer”, dunque, è il disco perfetto per un bel revival nostalgico e da lacrimoni. Precisiamo, per chi non amasse troppo il metal deprimente, che il voto in calce è da ribassare di mezzo punto. Per quanto ci riguarda, il sette pieno c’è eccome. Molto bravi.