7.5
- Band: DECREPISY
- Durata: 00:35:00
- Disponibile dal: 06/08/2021
- Etichetta:
- Chaos Records
- Seed Of Doom
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La scena death metal statunitense degli ultimi anni deve molto a una figura come quella di Kyle House, ex chitarrista e compositore di band come Acephalix e Vastum, fra le prime a riportare in auge certe sonorità mortifere di matrice vecchia scuola nell’underground a stelle strisce degli anni Duemila. Un trend che non accenna a estinguersi e che anzi sta acquisendo sempre più proseliti autoctoni di gran valore artistico.
Trasferitosi a Portland e reclutati Jonathan Quintana (Thanamagus, Ritual Necromancy) alla chitarra, Tim Lower (Hellgrazer, Grave Dust) al basso e Charlie Koryn (Ascended Dead, Funebrarum) alla batteria, House ha avviato i Decrepisy, gruppo con cui intende continuare a celebrare il sacro verbo del death metal con la proverbiale efficacia e profondità. Tra le mille sfumature stilistiche del genere di partenza, la band opta per un sound che abbraccia sia la cupezza dei vecchi Grave e del primigenio panorama finlandese, sia sferzate più thrasheggianti e genuine, che rimandano alle schiette formule dei primi Acephalix. Come prevedibile, “Emetic Communion” assume quindi i connotati di una sorta di discesa all’inferno, una galleria di brutture spesso percorsa a velocità media, dove i riff hanno modo di imporsi all’attenzione dell’ascoltatore con tutta calma, grazie a strutture ragionate e a un incedere che sovente è tutt’altro che frenetico. Il death metal dei Decrepisy è insomma più robusto che concitato: si punta a un suono che possa conciliare atmosfera e cadenze da headbanging, il quale necessita di qualche ascolto attento prima di finire integralmente metabolizzato. In questo senso, la notevole durata dei pezzi – dai sei ai dieci minuti, con l’eccezione dell’outro “Anxiety Womb” – non stupirà chi ha familiarità con il repertorio dei succitati Vastum, ma potrebbe magari spiazzare le orecchie meno allenate a questo tipo di degenerazioni death metal.
A conti fatti, manca forse un particolare elemento distintivo all’interno della proposta, tuttavia all’ascolto si avverte la sensazione di una sorta di quadratura del cerchio, in cui ogni cosa è a posto, sia a livello di riff – spesso molto orecchiabili – che di strutture e chiaroscuri, la cui unione dà vita a episodi molto ben sviluppati e lontani da un mero esercizio di stile. Per essere il debutto di una band nata appena un anno e mezzo fa, “Emetic Communion” si rivela dunque un lavoro di buonissima fattura, nel complesso anche più godibile delle ultime prove targate Vastum e Acephalix.