6.5
- Band: DECREPIT BIRTH
- Durata: 00:41:44
- Disponibile dal: 21/07/2017
- Etichetta:
- Agonia Records
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I death metaller californiani Decrepit Birth tornano finalmente tra noi e – diciamolo subito, per mettere le cose in chiaro – lo fanno con un disco che ricorda solo in parte gli splendidi exploit di “Polarity” e, soprattutto, del clamoroso “Diminishing Between Worlds”. Pare che Matt Sotelo abbia trovato necessario, nell’elaborazione di questa nuova musica, un ritorno ad un sound più diretto e spigoloso del cangiante techno-death metal che aveva baciato i succitati album. Purtroppo va riconosciuto come, a dispetto di una proposta davvero curata e avvincente, il gruppo sfortunatamente non sia mai riuscito ad uscire più di tanto dal circuito underground; al tempo stesso, il continuo spostarsi verso sonorità più melodiche ha indispettito i fan della prima ora e quell’ambiente “brutal” – notoriamente molto chiuso e oltranzista – nel quale gli statunitensi hanno mosso i primi passi. Per lungo tempo i Decrepit Birth sono così rimasti in uno strano limbo, tra frustrazione e incertezza per il futuro, spesso incompresi da chi aveva adorato il vecchio debut “…and Time Begins” e colpevolmente ignorati da tutti quegli ascoltatori amanti di capisaldi come Death o Atheist che probabilmente avrebbero potuto apprezzare non poco opere come “Polarity” e “Diminishing…”. Ci sembra dunque che questo nuovo “Axis Mundi” rifletta un po’ tale inquietudine: la sensazione generale è che Sotelo e compagni siano andati alla ricerca di una sintesi tra parte dell’eleganza degli ultimi lavori e la pesantezza e l’oscurità sincopata dell’esordio; una sorta di virata alla ‘normalizzazione’ che però delude le aspettative. L’album a tratti si dimostra infatti inconsistente, macchinoso nella composizione e pure registrato frettolosamente, con suoni freddi e digitali che amplificano il sentore di genericità. La chitarra di Sotelo domina tutti i quaranta minuti del disco, ma qui spesso si limita a picchiare con riff di estrazione Suffocation, dimenticandosi di quella grazia e di quella forza comunicativa che nei due dischi precedenti apparivano come figlie di una sincerità e di un bisogno autentici. Non ci si imbatte in episodi pessimi e ovviamente non mancano parentesi di gran gusto – vedi “Spirit Guide” o “Transcendental Paradox” – ma tutto sommato alla tracklist manca quella vena epica e memorabile associabile alla produzione di circa un decennio fa. Durante il processo di songwriting si è tralasciata la sperimentazione in chiave melodica per favorire un approccio più groovy e pesante: la sostanza prettamente death metal chiamata a sostituire le evoluzioni di un tempo qui però non riesce a mettere in luce una grande personalità, contorcendosi in progressioni poco lucide o troppo démodé. Con tutta probabilità, se “Axis Mundi” fosse il debutto di una nuova formazione, il nostro giudizio complessivo sarebbe più positivo; ci risulta però assai difficile dimenticarci delle fantastiche prove offerteci da questi talentuosi musicisti in tempi nemmeno così lontani. “Diminishing Between Worlds” è a nostro avviso uno dei dieci album death metal degli anni Duemila, mentre “Axis Mundi” – disco che fa della sola intesità la sua arma principale – ci sembra stranamente il parto di un gruppo ancora alla ricerca di una propria formula. Lo sforzo avrebbe potuto essere maggiore.