
6.5
- Band: DÉCRYPTAL
- Durata: 00:38:00
- Disponibile dal: 11/07/2025
- Etichetta:
- Me Saco Un Ojo Records
- Rotted Life
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In un periodo in cui la bolla del death metal ‘cavernoso’ sembra sgonfiarsi un pochino – con un numero di uscite leggermente più contenuto rispetto al picco di qualche anno fa – è interessante osservare come certo underground non smetta di elargire un ventaglio di nuove pubblicazioni ogni mese. Tra quelle in dirittura d’arrivo, il debut album dei Décryptal, quartetto canadese – del Québec – in cui militano ex e attuali membri di Outre-Tombe, Sedimentum e Saccage, tra i tanti.
Già autori di un demo un paio di anni fa, i ragazzi si cimentano ora nel full-length con questo “Simulacre”, foriero di un death metal di matrice anni Novanta, fosco nei toni ma anche discretamente elaborato sul versante ritmico. Vi è senza dubbio qualcosa della scena finnica di un tempo – Adramelech e Demilich – nel modo in cui i riff vengono concatenati e nello sviluppo obliquo, vagamente sghembo, di certi pezzi. Al contempo si sente anche la tendenza a spezzare tali avvitamenti con dei passaggi più groovy e dritti, quasi a voler richiamare l’attenzione dei meno attenti con una badilata di ignoranza che riporta tutto su registri da headbanging più crudi e terreni.
È un gioco di equilibri tra caos controllato e groove martellante che, pur non essendo una novità, risulta efficace anche grazie a un’esecuzione compatta e convinta. In questo senso, è possibile accostare i Décryptal a realtà contemporanee come i primi Tomb Mold o i Phobophilic: gruppi che, in periodi diversi, hanno condiviso una simile attitudine a reinterpretare il death metal in chiave tecnica ma oscura, mantenendo un filo diretto con l’estetica underground più autentica.
La principale criticità di questo primo full-length risiede tutto sommato in una certa monotonia atmosferica: le composizioni, pur dense nelle strutture, tendono a muoversi entro binari espressivi piuttosto simili tra loro. Il tono generale resta sempre torbido, le dinamiche interne ai brani non si aprono mai davvero – a parte quei succitati riff più diretti – e ogni tanto manca quel guizzo capace di imprimere una direzione caratteristica e riconoscibile a ogni traccia. Detto ciò, episodi come “Horde d’invertébrés”, “Dendrites” e “Zisurru” emergono con più forza – mostrando cosa i Décryptal potrebbero essere in grado di fare una volta affinata la scrittura su tutta la linea – ma, a ben vedere, si fa ricordare anche “Flétrissement”, con uno dei riff portanti che rimanda a “Immortal Rites” dei Morbid Angel, solo in una veste più ruvida e lugubre.
Ecco allora che “Simulacre” si presenta come un’opera che, pur non brillando ancora di luce propria in ogni episodio, mostra una lucidità di intenti piuttosto confortante. I Décryptal qui puntano a costruire una base solida, fatta di coerenza stilistica, idee compositive tutto sommato lineari e una perizia esecutiva fuori discussione. È un primo passo pesante, vischioso, come calpestare il fondo di una palude in cui però si distinguono già, qua e là, le prime forme di vita singolari. Se sapranno trovare il coraggio di mutare, di disgregare ulteriormente i propri schemi senza perdere mordente, il secondo disco potrebbe rappresentare la mutazione decisiva. Per ora, “Simulacre” è un’iniezione di sostanza in un corpo che, lungi dall’essere morto, sta solo scegliendo con più attenzione come (ri)generarsi.