7.0
- Band: DEE SNIDER
- Durata: 00:41:22
- Disponibile dal: 27/07/2018
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Inutile negarlo o nasconderlo, noi adoriamo Dee Snider! Il vulcanico e instancabile frontman dei Twisted Sister è divenuto, col passare dei decenni, una vera e propria icona all’interno di tutto ciò che è ‘rock’ e ‘metal’, non solo per via del suo contributo ad alcuni dei migliori dischi del genere d’appartenenza, ma anche per il suo ruolo in alcune vicende storiche che hanno visto coinvolta la nostra musica preferita anni addietro: ricordiamo ad esempio la famosa questione del PMRC e della censura forzata da parte di Tipper Gore e suo marito Al, ai danni della musica rock, proposta nel 1984 prima che, appena un anno dopo, Dee insieme a Frank Zappa e John Denver riuscissero a mettere a tacere l’intera commissione americana intenzionata a porre un freno ai presunti eccessi delle rockstar di quei tempi, finendo poi per doversi accontentare delle etichette ‘parental advisory’ presenti ancora oggi sulle copertine di alcuni dischi. Inoltre, è impossibile non identificare Dee come uno dei più grintosi ed energici frontmen di sempre, dotato di una forza e di una capacità di intrattenimento on stage che pochi altri hanno potuto vantare nel corso della loro carriera, oggi così come a suo tempo; forse è vero che si tratta anche di un personaggio piuttosto spudorato e con pochi freni nel momento in cui deve esprimersi, ma fa anche questo parte della sua immagine e, a noi personalmente, va benissimo così.
Dopo questo incipit, facciamo a meno di ricordarvi che i Twisted Sister non sono più tra noi come band (purtroppo), ma in compenso il buon Dee sembra non avere nessuna intenzione di abbandonare le scene e, con questo suo quarto album solista, nonché secondo dal ritiro della sua band storica, ha tutta l’intenzione di mantenere viva l’attenzione su di sé.
Premettiamo inoltre che non faremo sproloqui in merito alle sue recenti dichiarazioni riguardo al fatto di non aver composto nulla dell’album in questione, intitolato “For The Love Of Metal”, e lasciando la totale paternità artistica al produttore Jamey Jasta (Hatebreed); piuttosto vogliamo analizzarlo al meglio riconoscendo ancora una volta la sincerità, nonchè schiettezza, di Dee, anche in riferimento alla la morte della madre, avvenuta in circostanze drammatiche non molto tempo fa, poco prima della fine dei lavori sull’album.
Il disco parte col botto con “Lies Are A Business”, una fucilata breve, essenziale e violenta dal sapore quasi speed metal, e con “Tomorrow’s No Concern”, utilizzata non molto tempo fa come singolo ufficiale e caratterizzata da un ritornello irresistibile e da un sonwriting che ci ha ricordato sotto molti punti di vista alcune produzioni recenti dei Metallica; leggermente meno convincenti la modernissima “I Am The Hurricane”, il cui testo comunque rimane da fomento vero, e la quasi patriottica “American Made” dal sound a lievi tinte sludge, molto vicino ai Black Label Society. Da qui, fino alla conclusiva titletrack, la scaletta rimane su dei livelli che potremmo definire altalenanti, con alcuni picchi positivi, esaltanti ed energici, così come altri meno ispirati e che potenzialmente potrebbero conciliare qualche sbadiglio, se non fosse per la scelta di dotare ogni singolo pezzo di una durata piuttosto contenuta. Questo impedisce di fatto all’album di prendere derive ridondanti o prolisse, prediligendo invece l’impatto sul breve termine, perfettamente valorizzato dall’arrabbiatissima voce di Dee, non più acuta come un tempo ma ancora caratterizzata da un timbro corposo e graffiante; molto ben curata anche la produzione a opera di Jamey Jasta, con degli strumenti ben valorizzati e sfruttati a dovere. Apriamo inoltre una parentesi sulla empatica semiballad “Dead Hearts (Love Thy Enemy)”, cantata in collaborazione con Alissa White-Gluz e con un testo orientato interamente alla lotta al bullismo e ai suicidi che a volte drammaticamente ne conseguono, rivolto quindi a tutte le persone che hanno sofferto per colpa di questo grave fenomeno.
Volendo fare un’analisi generale, si tratta sicuramente di un album tutto sommato moderno e al passo coi tempi, che strizza l’occhio a molte proposte relativamente recenti e distanziandosi in parte dai festaioli toni puramente hard & heavy dei lavori che hanno originariamente consacrato la figura del biondo vocalist, ma non per questo il risultato è sgradevole, anzi: nonostante lo scetticismo iniziale possiamo dire di esserci divertiti abbastanza ascoltando questo “For The Love Of Metal”, che sicuramente scontenterà molti ascoltatori dalla mente un po’ più chiusa, ma potrebbe fare la gioia di tutti coloro che temevano di non sentir più parlare del signor Dee Snider e che sono disposti a dargli una possibilità o due anche in questa veste rinnovata.