6.5
- Band: DEE SNIDER , TWISTED SISTER
- Durata: 00:53:10
- Disponibile dal: 21/10/2016
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
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Dee Snider in persona, parlando del suo nuovi disco a pochi giorni dalla pubblicazione ufficiale, disse che i vecchi fan dei Twisted Sister non avrebbero apprezzato “We Are The Ones” perché vicino al sound di band come Foo Fighters e Imagine Dragons. In effetti il caro Dee ha perfettamente ragione, è riuscito a spiazzare proprio tutti perché (diciamocelo) alzi la mano chi non si sarebbe aspettato un fottuto disco di rock’n’roll anni Ottanta da lui! I Twisted Sister sono ufficialmente in pensione e forse, dopo oltre trant’anni, Snider sentiva il bisogno di nuovi stimoli, di dare un taglio al passato e di dimostrare di non essere solamente un vecchio e nostalgico dinosauro. La title track e “Over Again” in effetti richiamano l’hard rock più attuale dei Foo Fighters, solo che qui viene puntato tutto sui ritornelli, ripetuti fino a farli entrare a forza nella testa del’ascoltatore. Il compagno principale di questa avventura firmata Dee Snider risponde al nome di Damon Ranger, produttore stellare che vanta nella sua teca una paccata di Grammy, Emmy e pure Oscar. Insieme questo dinamico duo ha confezionato un disco con suoni moderni, potenti, al passo con i tempi ed anche graffianti. Il problema più grosso però, sta proprio nelle canzoni che all’ascolto colpiscono solo per la loro forza, ma non riescono mai ad esaltare. “Close To You” o “Rule The World” non decollano, manca la scintilla con cui Snider ha incendiato le casse dei nostri impianti hi-fi per tanti anni. Molto intima e toccante la versione voce e piano di “We’re Not Gonna Take It”, storico classico firmato Twisted Sister ri-registrato per sostenere l’associazione benefica Johnny Crisstopher Children’s Charitable Foundation per la ricerca contro il cancro. Uno dei pezzi più particolari e riusciti del disco è “Head Like A Hole”, cover dei Nine Inch Nails infarcita di elettronica, un bel connubio con la voce sporca del singer americano. “So What” chiude il disco, altro pezzo particolare solo voce urlata e chitarra acustica, impreziositi soltanto da una sezione di archi. Alla fine dei conti non è questione di principio tra i die hard fan degli anni Ottanta e i più open minded, “We Are The Ones” ha il pregio di guardare avanti, senza rimpianti passati, ma allo stesso tempo non contiene nemmeno una hit devastante in grado di far decollare questo lavoro.