7.0
- Band: DEEDS OF FLESH
- Durata: 00:40:34
- Disponibile dal: 11/12/2020
- Etichetta:
- Unique Leader
- Distributore: Audioglobe
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Per motivi tristemente noti, la nona fatica sulla lunga distanza dei Deeds of Flesh non è come avrebbe dovuto essere. Quello che stringiamo oggi fra le mani, a sette anni di distanza dal notevole “Portals to Canaan”, è infatti lo sforzo (encomiabile) di portare a compimento l’ultima musica scritta dal cantante/chitarrista/membro fondatore Erik Lindmark prima della sua scomparsa avvenuta nel novembre 2018, profuso da parte di ex e attuali membri della band e di una lunga lista di amici tra cui spiccano le leggende Luc Lemay, George Fisher, John Gallagher e Frank Mullen.
Va da sé che, come già accaduto per altre operazioni analoghe (ci viene in mente “Aeons in Sodom” dei black metaller Urgehal), il risultato finale debba per forza di cose essere filtrato da questa lente, la quale comunque non può distorcere l’effettivo valore della raccolta, frutto del medesimo approccio stilistico di “Portals…” e del precedente “Of What’s to Come”. Ci troviamo quindi al cospetto di un US death metal moderno e dalle spiccate velleità sci-fi, sicuramente lontano dal parossismo gutturale di un “Inbreeding the Anthropophagi” ma non per questo accostabile a certi album techno-death che proprio la Unique Leader – che ricordiamo essere stata fondata da Lindmark sul finire degli anni Novanta – smercia regolarmente al suo pubblico; la cattiveria non viene mai meno, l’interpretazione strumentale non sfocia in quei piri-piri tanto cari ai fan di Rings of Saturn e compagnia onanistica, mentre il mood si mantiene sempre e comunque serio e tenebroso, complice la vocalità ‘brutal’ vecchio stampo di Jacoby Kingston, fino al 2007 braccio destro del Nostro al basso e alle backing vocals.
Il livello qualitativo dei brani risulta insomma dignitosissimo e, complici gli interventi dei vari ospiti, non si può certo dire che l’ascolto pecchi di dinamismo o profondità, ma è palese come un processo di songwriting ‘regolare’ (unito alla timbrica e alle scelte metriche del compianto leader) avrebbe probabilmente fatto compiere alla tracklist un ulteriore salto in avanti. Già così, comunque, “Nucleus” resta un lavoro più che degno di essere ascritto alla discografia dei Deeds of Flesh, fra assalti serratissimi (“Alyen Scourge”), digressioni incalzanti (“Ethereal Ancestors”) e punte di epicità (“Terror”), oltre che l’ennesima testimonianza della caparbietà e dell’amore per il death metal di tutti i nomi coinvolti. L’ultimo saluto ad un autentico pilastro dell’underground più puro e incorruttibile.