8.0
- Band: DEEDS OF FLESH
- Durata: 00:39:23
- Disponibile dal: 15/12/2008
- Etichetta:
- Unique Leader
- Distributore: Masterpiece
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La classe non è acqua, gente, e questi Deeds Of Flesh ne hanno da vendere! Forti di una discografia di tutto rispetto, in cui a farla da padrone sono sempre state l’intransigenza e la devozione verso il brutal più selvaggio a stelle e strisce, i nostri arrivano al 2008 con un cambiamento che nessuno si aspettava. Arruolati il virtuoso bassista Erlend Caspersen (Blood Red Throne, Vile, Spawn Of Possession tra i tanti gruppi in cui milita ed ha suonato) e Sean Southern come secondo chitarrista, le caratteristiche preponderanti di questo “Of What’s To Come” sono il cambiamento e l’evoluzione stilistica. Il loro sound oggi ci riporta alla mente i recenti Decrepit Birth e Severed Savior: strutture ultracomplesse, controtempate e sparate a velocità ipersonica, stacchi solistici che alternano l’adrenalina più furiosa a momenti di trasporto emotivo, il tutto fuso a temperature laviche e sbattuto in faccia all’ascoltatore, che altro non può fare se non rimanerne annichilito. L’apporto di Erlend Caspersen è veramente spettacolare, in fase ritmica il bassista crea un tappeto sonoro amalgamato alla perfezione con la follia di Mike Hamilton dietro le pelli. Come se ciò non bastasse chitarra e basso eseguono vari assoli, pezzi di tapping e riff incrociati all’unisono. Dal punto di vista tecnico i nostri hanno sempre dimostrato tutto il loro valore nel corso della carriera, ma stavolta il passo in avanti è notevole, specie se si considera l’entità del cambiamento fatto. Trovarsi infatti di fronte ad un album sostanzialmente al passo con i tempi, ma con così tanta ispirazione e padronanza del genere ci lascia veramente senza parole.
Analizzare la tracklist è impresa ardua in quanto non vi è un solo pezzo che lasci l’amaro in bocca, a cominciare dalla tripletta iniziale dell’album veramente da mozzare il fiato. La partenza di “Waters Of Space” è talmente adrenalinica che è impossibile restare fermi con la testa per tutto il resto della traccia, seguita a ruota dalla furiosa “Eredication Pods”. “Unearthly Invent” è rocciosa e asfissiante, con una chiusura solistica da brividi. In “Virvum” si sentono echi alla Blood Red Throne, mentre in “Harvest Temples” a travolgere chi ascolta è la velocità alternata ad alcuni riuscitissimi stacchi in cui rimane solo il solito Erlend. Tutto l’album, nella sua non eccessiva durata, scorre via che è un piacere e, probabilmente, quelli che abbiamo citato sono i brani che raggiungono l’eccellenza. I fan più oltranzisti della band e in generale del brutal più intransigente e ignorante potrebbero rimanere delusi da questo lavoro. Per contro, tutti coloro che fino ad oggi non avevano trovato nei Deeds Of Flesh quella ventata d’aria fresca che serviva loro per fare il salto di qualità, oggi dovranno assolutamente rivalutare questa band e ascoltare “Of What To Come”, l’ennesima perla di questo ricchissimo 2008.