8.0
- Band: DEEP PURPLE
- Durata: 00:36:56
- Disponibile dal: 10/10/1975
- Etichetta:
- Purple Records
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Il definitivo abbandono di Ritchie Blackmore, dopo anni di tentennamenti e ripensamenti, ha lasciato i Deep Purple in uno stato di grande confusione: Ian Gillan e Roger Glover erano stati allontanati proprio per permettere al geniale chitarrista di rimanere nella formazione, eppure questo non era bastato. I quattro musicisti rimasti, però, non si sono lasciati scoraggiare, riuscendo ancora una volta a salvare la nave dei Deep Purple dal naufragio con l’ingresso di Tommy Bolin. Dopo qualche settimana di rodaggio, tempo necessario per permettere al chitarrista di ambientarsi nella nuova realtà musicale e per trovare il giusto affiatamento con i compagni, arriva il momento di mettersi al lavoro su un nuovo album. Tommy Bolin ha uno stile molto diverso da quello di Blackmore, con una sensibilità più vicina a quella di Glenn Hughes che, non a caso, diventa il suo principale partner artistico nella formazione Mark IV. Non stupisce, dunque, come “Come Taste The Band” porti avanti ulteriormente lo stile visto in “Stormbringer”, con una manciata di canzoni che, sebbene spesso eccezionali, non hanno quasi nulla da spartire con quello che aveva reso famosi i Deep Purple. La chitarra di Bolin guida le composizioni di “Come Taste The Band”, dall’iniziale e potente “Comin’ Home”, che ci riporta alla componente hard rock più marcata, passando per le coinvolgenti “Dealer” e “Love Child”, scritte dal chitarrista in coppia con David Coverdale. I veri highlight dell’album, però, sono i brani in cui è più marcata la mano e l’ugola di Hughes, che ci regala alcuni dei suoi vertici assoluti. “Gettin’ Tighter” è un gioiello dove la componente funky dei nuovi Deep Purple brilla al suo massimo splendore; “This Time Around” è una delicata ballata dove la voce di Glenn torna alle sue radici soul e spiritual; il brano poi si evolve in uno strumentale eccezionale, “Owed To G”, scritta da Lord assieme al chitarrista come omaggio a George Gershwin. Il vertice dell’album, comunque, è rappresentato da “You Keep On Moving”, brano nato addirittura nelle sessioni di “Burn” e rimasto per anni in un cassetto a causa del veto posto da Blackmore: unico episodio in cui Coverdale e Hughes tornano a fondere le loro meravigliose voci, il brano è supportato da una prova strumentale eccelsa da parte di tutto il gruppo, che lo rende uno dei momenti più alti dell’intera produzione della formazione inglese. Sebbene col tempo “Come Taste The Band” sia stato ampiamente rivalutato dalla critica e dal pubblico, alla sua uscita i fan non sembrano coglierne le potenzialità: da un punto di vista delle vendite i Deep Purple toccano il loro record negativo ed anche dal vivo la platea non sembra unanimemente convinta dal nuovo chitarrista. In più di un’occasione il nome di Ritchie Blackmore viene invocato a scena aperta, facendo saltare i nervi a Tommy Bolin. Ad aggiungere benzina sul fuoco, poi, c’è l’abuso di sostanze stupefacenti da parte del chitarrista, che rende le sue performance estremamente incostanti, intervallando serate stellari ad altre semplicemente disastrose. Dopo un solo album, dunque, la band si ritrova nuovamente in crisi e, questa volta, nessuno ha più le energie per provare a sistemare le cose: la storia dei Deep Purple pare giunta al capolinea definitivo.