DEEP PURPLE – Concerto For Group And Orchestra

Pubblicato il 23/01/1970 da
voto
7.0
  • Band: DEEP PURPLE
  • Durata: 00:57:28
  • Disponibile dal: 10/12/1969
  • Etichetta:
  • EMI

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La possibilità di scrivere un concerto, nel senso classico del termine, con la sua band circondata da una vera orchestra è un sogno che Jon Lord coltiva da parecchio, addirittura da prima dei Deep Purple, quando l’organista militava negli Artwoods. Ancora il terzo capitolo della discografia della band non ha raggiunto i negozi, ma Tony Edwards e John Coletta, i due storici manager dei Deep Purple, si rendono conto che serve una ventata di visibilità ai loro protetti, qualcosa che attiri l’attenzione dei media e che accenda un riflettore sul gruppo. Con Lord finalmente deciso a completare la sua opera più ambiziosa, i due manager accettano il rischio e prenotano la Royal Albert Hall, ancora prima che la musica del concerto sia ufficialmente composta. L’effetto è quello sperato e i media di settore iniziano a chiedersi, non senza qualche dubbio, cosa sapranno combinare questi ragazzi inglesi noti soprattutto per le rivisitazioni barocche di brani altrui. Con una scadenza simile, il 1969 diventa un vero tour de force per Jon Lord, che deve contemporaneamente star dietro all’attività consueta della band, provare, suonare dal vivo e, cosa non certo trascurabile, scrivere le partiture per un’intera orchestra sinfonica. Come direttore d’orchestra viene scelto Malcolm Arnold, stimato compositore e vincitore di un Oscar nel 1958 per la colonna sonora de “Il ponte sul fiume Kwai”, che accetta con entusiasmo, in controtendenza rispetto allo scetticismo generale, diventando un collaboratore preziosissimo per Lord, che verrà aiutato nel corso dei mesi, non tanto nella composizione, quanto più nella stesura delle partiture dei singoli strumenti. Suo, ad esempio, anche il suggerimento di non comporre un solo movimento, ma tre, come vuole la regola del concerto per orchestra. Il resto della band, bisogna dirlo, sembra accettare questa progetto di buon grado, ma senza grande entusiasmo: primo fra tutti Blackmore, che non ha alcuna intenzione di finire a suonare concerti sinfonici per il resto dei suoi giorni, ma anche gli ultimi arrivati, Gillan e Glover, affrontano la cosa con una strana leggerezza, quasi senza rendersi conto di cosa accadrà su quel palco importante, se non all’ultimo momento. Curioso, ad esempio, l’aneddoto riguardo al testo dell’unica parte cantata del concerto, durante il secondo movimento: pare, infatti, che Gillan abbia scritto le parole esattamente il giorno della prima, a pranzo in un ristorante, finendo per raccontare, forse, quel momento di tensione di chi, finalmente, si rende conto di aver commesso una leggerezza (“How shall I know when to start singing my song? What shall I do if they all go wrong?”). Anche l’orchestra non si rivela esattamente collaborativa: si narra di musicisti che si alzano sdegnati minacciando di andarsene e rimessi in riga da un furibondo Arnold, con Lord prossimo a una crisi di nervi per il disastroso esito delle prove. Nonostante tutto, però, il 24 settembre del 1969 il Concerto va in scena: il programma prevede l’esecuzione da parte della sola orchestra della “Symphony No.6, Op. 95” di Arnold; poi “Hush”, “Wring That Neck” e “Child In Time” suonate dalla sola band e per concludere il concerto nei suoi tre movimenti. Il risultato della serata è un LP con quest’ultima parte (sebbene nel tempo sia stato pubblicato l’intero show) che, pur essendo di fatto il primo live ufficiale del gruppo, rappresenta un lavoro completamente inedito e, per questo motivo, l’abbiamo incluso in questo excursus sulla carriera dei Deep Purple. Chi vi scrive non è un esperto di musica classica, pertanto non cercheremo di analizzare da un punto di vista musicologico quest’opera, ma possiamo perlomeno rilevarne l’importanza storiografica. I Deep Purple sono i primi a realizzare un lavoro di questa portata e, sebbene nel corso degli anni questi esperimenti diventeranno numerosissimi, il Concerto rappresenta un’opera unitaria, scritta per un’orchestra, che non si limita ad un lavoro di arrangiamento o di accompagnamento, ma vive e respira in uno scambio continuo con la band, pur con tutte le ingenuità di un lavoro non accademico o rigoroso. Orchestra e strumenti rock si intervallano, duellano, cercano di prevalere l’uno sull’altro nel primo movimento, per poi incontrarsi nel secondo e riconciliarsi e fondersi nel terzo. L’opera viene accolta dalla critica contemporanea in maniera contrastante, tra chi la adora e chi la considera una pacchianata senza senso e – ahinoi – finisce per generare ancora più confusione circa l’identità artistica dei Deep Purple: chi sono questi ragazzi? L’infuocata macchina del rock che ha quasi fatto impallidire i Cream? Dei virtuosi intenti a stravolgere pezzi di artisti più o meno noti? O, infine, un ensemble che unisce musica sinfonica e rock? La risposta, definitiva ed inequivocabile, sta per arrivare.

TRACKLIST

  1. First Movement
  2. Second Movement: Andante
  3. Third Movement
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