8.0
- Band: DEEP PURPLE
- Durata: 01:47:30
- Disponibile dal: 20/12/2012
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
Spotify:
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In attesa del nuovo disco in studio, i Deep Purple proseguono con la loro opera di ristampa, che questa volta si concentra su “Live In Paris 1975”. Questo concerto è storicamente famoso per essere l’ultima esibizione live della formazione denominata Mark III, in quanto Ritchie Blackmore dopo questo show lascerà definitivamente la band per dedicarsi alla sua creatura Rainbow. La nuova versione di “Live In Paris 1975” è stata rimasterizzata, a favore di suoni più puliti, ma che mantengono intatto lo spirito dell’epoca. Il concerto viene aperto da due hit immortali dei Deep Purple, “Burn” e “Stormbringer”, in cui vediamo i due cavalli di razza David Coverdale e Glenn Hughes sbizzarrirsi a più non posso con le loro potenti ugole. Ian Paice alla batteria ci incanta con i suoi mille tocchi di classe, e si vede come ancora oggi molti giovani batteristi dovrebbero imparare da lui e non limitarsi a picchiare senza il benché minimo groove. Le note “The Gypsy”, accompagnate da un Jon Lord in grande spolvero, ci catapultano negli anni Settanta, il sound di questo brano è un manifesto di un’epoca piena di genialità ed ispirazione che oggi possiamo solo ricordare con non celata malinconia. La cadenzata “Mistreated” non necessita di presentazioni, in quanto pietra miliare dell’hard rock per intensità, anima ed esecuzione, in cui Coverdale si dimostra un pezzo da novanta come sempre, con la sua voce roca e calda che avvolge durante tutta l’esecuzione del pezzo. Fa sempre effetto ascoltare “Smoke On The Water” cantata da chiunque non si chiami Ian Gillan, ma questa versione ha ben poco da invidiare all’originale. Il bello di “Live In Paris 1975” è poter ascoltare ventuno minuti intensi di “Space Truckin’” senza noia alcuna, e sfidiamo qualsiasi formazione dei giorni nostri a potersi permettere di suonare brani altrettanto lunghi senza risultare soporiferi all’inverosimile. La chiusura dello show viene affidata all’immancabile “Highway Star”, altra colonna portante del rock duro a livello mondiale. A chiudere questa ristampa troviamo un’intervista a Ian Paice, David Coverdale e Glenn Hughes, risalente sempre al 1975. L’acquisto di questo doppio live è caldamente consigliato in quanto testimonianza fondamentale di un periodo che non ritornerà più, ma soprattutto di una band apparentemente in grande forma, ma che all’interno già covava dei malumori sfociati nella dipartita di Blackmore.