6.5
- Band: DEEP SWITCH
- Durata: 00:41:20
- Disponibile dal: 05/09/2005
- Etichetta:
- Black Widow
- Distributore: Masterpiece
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Collezionisti e completisti, amanti e feticisti della N.W.O.B.H.M.,drizzate le orecchie! Sì, perché la Black Widow Records ha deciso diristampare “Nine Inches Of God”, primo e unico lavoro del 1986 degliinglesi Deep Switch. La band capitanata dal controverso chitarristaReverend Nice apparteneva a quella folta schiera di gruppi minori chefioriva in quegli anni e di cui si è persa memoria. In particolare iDeep Switch proponevano un heavy metal oscuro ma, allo stesso tempo,sardonico e irriverente: una specie di ibrido tra la frangia piùsulfurea della N.W.O.B.H.M. (Angel Witch in primis), le melodie oscuredel Mercyful Fate e, in alcuni brani, l’ironia teatrale del vecchioAlice Cooper. Se già la musica lasciava intendere una certa attitudine‘politicamente scorretta’, i testi fugano ogni dubbio sulla volontàdella band di scandalizzare, con il Reverendo a inventare storiellesconce su suore troppo fervide ed a scrivere sermoni che auspicanol’eliminazione dei deboli e dei malati. Tornando ai brani dell’album,possiamo dire che la band riesce a piazzare alcuni colpi efficaci econvincenti, come l’iniziale “Pigfeeder!”, un brano secco e ironico,caratterizzato da una conclusione quasi rappata, divertente esicuramente inusuale per un pezzo dell’86. Altrettanto buone anche lalunga “The Dark Angel”, più epica e misurata; la cattivissima “PoorBastard!” e anche “Lovers Of The Dream”, una ballad delicata che rivelaun inaspettato lato romantico dei Deep Switch. Purtroppo, però, nontutto l’album è su buoni livelli e, in più di un’occasione, l’ascoltoattento cede il passo a qualche sbadiglio a causa di alcuni branideboli come “The Poison Lake” e “Spinning On The Wheel”. A parere dichi scrive, dunque, “Nine Inches Of God” è un album piacevole,sebbene tutt’altro che fondamentale, che potrebbe stuzzicaresoprattutto il palato di coloro che hanno sviscerato a fondo la scenainglese degli anni ’80, senza fermarsi ai soliti nomi. Troppo spesso,infatti, si fa l’errore di considerare a priori un capolavorodimenticato tutto ciò che abbia almeno quindici anni e questo èdeleterio: non c’è alcun dubbio che le influenze dei Deep Switch sianosu ben altri livelli, così come anche tutte le band che hanno tracciatoi solchi della N.W.O.B.H.M.; tuttavia “Nine Inches Of God” potrebberivelarsi una piacevole riscoperta per molti di voi.