7.0
- Band: DEF LEPPARD
- Durata: 00:54:24
- Disponibile dal: 30/10/2015
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
Spotify:
Apple Music:
Nonostante le molteplici avversità giocate dal Fato, che hanno seriamente rischiato di porre fine ai sogni di gloria di uno dei gruppi più significativi degli anni Ottanta, il collettivo di Sheffield giunge al dodicesimo capitolo in studio con uno strabiliante vigore ed un’invidiabile determinazione. Reduci da tre opere non particolarmente irresistibili come l’autoreferenziale “Euphoria”, il mieloso “X” e l’inconsistente “Songs From The Sparkle Lounge”, in questa occasione i Nostri riescono nell’ardua impresa di recuperare completamente la solidità compositiva, virtù che sembrava oramai svanita agli albori degli anni Novanta. “Def Leppard” contiene al suo interno quattordici episodi vari e graffianti, dinamizzati dal certosino lavoro svolto in cabina di regia da Ronan McHugh. Durante l’ascolto veniamo sin da subito risucchiati in una sorta di ritorno al futuro, nel quale l’ossessione ipertecnologica di “Hysteria” viene ispessita dall’altisonante elettricità di “Pyromania”, finemente cesellata da sottili ma consistenti reminiscenze settantiane. Questo variopinto cocktail sonoro viene inaugurato con leggerezza dal riff pimpante di “Let’s Go”, il quale gioca nettamente di sponda con quello ben più celebre di “Pour Some Sugar On Me”, curiosamente placcato da un ritornello infarcito di stucchevoli coretti che rimandano ai Reckless Love. Gli eventi assumono una piega decisamente più favorevole con la trascinante “Dangerous”, irresistibile anthem che ai tempi d’oro non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad infiammare le capienti arene statunitensi. Il funk e la disco music flirtano allegramente con il rock, grazie all’irresistibile groove generato ad intermittenza da basso e batteria in “Man Enough”, tributo più o meno velato ai Queen più danzerecci. “Last Dance” è l’immancabile ballata ad effetto ben composta ed arrangiata, mentre gli umori introspettivi di “We Belong” ci rimandano per un istante alle sperimentazioni dell’affascinante ed incompreso “Slang”. La singhiozzante, dura e squadrata “Forever Young” viene scardinata da un’eccellente melodia all’altezza del bridge, facendola decollare in un irresistibile chorus. Il divertimento regna sovrano in “All Time High”, festaiolo ibrido generato dalle urticanti chitarre degli AC/DC colorate dall’entusiasmo sboccato dei Kiss. L’epica solenne dei Led Zeppelin viene rievocata nel breve blues di “Battle Of My Own”, così come la colorata psichedelia dei The Beatles fa capolino nella straniante “Blind Faith”. La frenesia tipica dei tempi moderni viene scandita con urgenza dalla scattante “Invincible” ed, anche se non manca qualche momento meno ispirato, come nel caso specifico delle stucchevoli “Energized” e “Sea Of Love”, possiamo tranquillamente affermare che il ‘leopardo sordo’ è uscito dal letargo. Bentornati.