6.5
- Band: DEF LEPPARD
- Durata: 01:05:22
- Disponibile dal: 27/05/2022
- Etichetta:
- Mercury
Spotify:
Apple Music:
Sono passati ben sette anni dalla pubblicazione di “Def Leppard”, l’album omonimo della formazione inglese uscito nel 2015. Da allora la band non è stata con le mani in mano, offrendo al suo pubblico live show spettacolari e continuando a tenere alta la bandiera del rock più immediato, diretto e glitterato. Ci sono voluti quasi tre anni per registrare il nuovo capitolo, “Diamond Star Halos”, ma i Def Leppard possono permettersi di fare le cose con calma: assemblato tra Regno Unito, Irlanda e Stati Uniti, quello che abbiamo tra le mani è un massiccio album che supera i sessanta minuti di durata e che può contare ben quindici canzoni. Una scelta rischiosa, anche per una band di navigati professionisti come Joe Elliott e soci, che rende “Diamond Star Halos” un album molto vario ma con un andamento altalenante, tra pezzi di classe e qualche riempitivo di troppo.
Evitando di avventurarci in uno sfiancante track by track, proviamo a fare una breve panoramica del sound dei Def Leppard del 2022. Partiamo dai primi singoli presentati, “Kick” e “Take What You Want”: qui la band gioca con le sue radici, omaggiando il movimento glam, non quello con i capelli cotonati degli anni Ottanta in cui vengono spesso collocati, bensì quello degli anni Settanta, quello di Bowie, dei T-Rex e dei Mott The Hoople. I Def Leppard sono dei maestri nel comporre melodie accattivanti e queste canzoni funzionano, riuscendo ad essere immediatamente riconoscibili per stile e sonorità, sempre con piglio ed energia da vendere. Molto buona anche la successiva “Fire It Up”, un classico anthem a là Def Leppard, così come “Liquid Dust”, meno incendiaria ma comunque scritta e suonata con classe e gusto. Naturalmente non possono mancare le ballad più ruffiane e questa volta è il turno di “Goodbye For Good This Time” ed “Angels (Can’t Help You Now)”: qui la band si lascia un po’ prendere la mano e il tasso glicemico si alza fin troppo sopra il limite, andando ad ammantare le canzoni di pomposi arrangiamenti di archi un filo stucchevoli. Molto buono, invece, il contributo di Mike Garson (collaboratore di lunga data di David Bowie) al pianoforte, che ricama merletti di note con il giusto equilibrio tra enfasi ed eleganza. I Def Leppard, se si escludono gli esordi prettamente metallici, hanno spesso flirtato con il pop rock da classifica e “Diamond Star Halos” è un album che strizza l’occhio alle emittenti easy listening a stelle e strisce: “This Guitar” e “Lifeless”, entrambe impreziosite dalla voce di Alison Krauss, hanno più punti di contatto con il country americano che non con l’hard rock, e dobbiamo rivolgerci a brani come “Gimme A Kiss” per ritrovare i Def Leppard più scanzonati e rockeggianti.
“Diamond Star Halos”, insomma, è un lavoro patinato, scritto e suonato con grande mestiere, perfettamente in linea con le aspettative del pubblico più mainstream dei Def Leppard. Non ha i numeri per diventare un nuovo grande classico della band, ci mancherebbe, e siamo anche sicuri che, con qualche sforbiciata qua e là, l’equilibrio complessivo dell’album ne avrebbe giovato. Eppure questi eterni ragazzi hanno un dono e sarebbe scorretto non riconoscerglielo: quando parte una loro canzone, anche tra le più recenti, viene spontaneo alzare il volume, per trovarsi dopo pochi secondi a tenere il ritmo col piede, canticchiando strofe e ritornelli che ti prendono fin dal primo ascolto. Sembra facile, invece è un’arte che pochi sanno maneggiare con la stessa sfacciata naturalezza.