7.5
- Band: DEFEATED SANITY
- Durata: 00:47:52
- Disponibile dal: 07/22/2016
- Etichetta:
- Willowtip Records
Spotify:
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Lo split “con se stessi” è la curiosa formula scelta dai Defeated Sanity per il loro ritorno sulle scene a tre anni di distanza dal fortunato “Passages Into Deformity”. Una trovata non del tutto inedita (ricordate “Deliverance”/”Damnation” degli Opeth?), ma che certamente ha le carte in regola per destare scalpore se messa in atto da un gruppo estroso come i Defeated Sanity. Il combo con base a Berlino non ha mai nascosto la propria passione per il death metal più barbaro e gutturale, ma, almeno negli ultimi anni, sono sempre risultate lampanti pure le sue velleità progressive, diretta conseguenza di una preparazione tecnica sempre più ragguardevole. Per cercare di rendere completa giustizia ad entrambi questi registri a loro particolarmente cari, i tedeschi hanno così optato per un album diviso in due capitoli ben distinti, “Disposal of the Dead / Dharmata”, con il primo interamente votato alla brutalità e il secondo traboccante di finezze e tecnicismi. L’esperienza si apre con “Disposal of the Dead”, sei tracce nelle quali la band fa di tutto per limitare i giochi intellettuali e i capricci, finendo per costruire un death metal il più pesante e omogeneo possibile. Il materiale sembra essere stato concepito prendendo come essenziale punto di riferimento le parti più ignoranti del famigerato “Chapters Of Repugnance” e il risultato finale è per forza di cose quanto di più heavy e volgare i ragazzi ci abbiano proposto nell’ultimo decennio circa. Si sprecano i midtempo schiacciasassi e il groove sprigionato risulta spesso e volentieri di una energia strabordante. “Dharmata”, come prevedibile, a questo punto è obbligato a muoversi nella direzione diametralmente opposta: con i successivi cinque brani il gruppo – qui assistito al microfono dall’ospite Max Phelps (Death DTA, ex Cynic) – fa infatti suo lo stile sfarzoso e cervellotico dei Death di “Individual Thought Patterns” e degli Atheist dei primi album. Un tuffo nel techno-death anni Novanta in cui regnano sovrani un eccesso di controllo e una smania di perfezionismo. In alcuni passaggi di questa seconda parte i Defeated Sanity senza dubbio peccano un po’ di esibizionismo, ma se l’intento era quello di omaggiare in tutto alcuni dei cosiddetti pionieri di questa scena, tanto da arrivare a replicare anche le loro vecchie ossessioni e imprudenze, allora l’obiettivo non può che essere definito centrato. Il batterista Lille Gruber e il bassista Jacob Schmidt devono essersi divertiti un mondo nel comporre e interpretare questo materiale, accentuando sino all’inverosimile l’idea di un death metal governato da un’infinità di linguaggi e da una raffinatezza a livello tecnico che, se abusata, può quasi condurre all’incomunicabilità. Non è tuttavia questo il caso e la band riesce a portare a termine l’opera senza mai annoiare, arrivando anzi a proporre alcuni dei migliori episodi realizzati negli ultimi anni di carriera. Probabilmente tra i fan dei Nostri ci sarà chi troverà poco logico questo sdoppiamento di personalità, ma, a conti fatti, “Disposal of the Dead / Dharmata” si dimostra un esperimento riuscito e appagante, potenzialmente in grado di prestarsi a più metodi di ascolto e tipi di umore. Ora sorge spontaneo domandarsi quale dei due capitoli influenzerà maggiormente la stesura del prossimo album…