7.5
- Band: DEFEATED SANITY
- Durata: 00:33:35
- Disponibile dal: 24/07/2020
- Etichetta:
- Willowtip Records
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Arriva al sesto full-length la storia musicale dei folli death metaller di origine germanica Defeated Sanity. Con il nuovo “The Sanguinary Impetus” le sonorità del trio guidato dal fenomenale batterista/chitarrista Lille Gruber si fanno cornice più che mai claustrofobica, con un parziale ritorno allo stile sconnesso e cervellotico di “Passages into Deformity”, dopo il curioso formato a split di “Disposal of the Dead // Dharmata”, nel quale il gruppo aveva dato sfogo alla sua anima più old school e brutale nella prima metà, per poi esplorare un sound maggiormente vicino al techno-death anni Novanta nella seconda. “The Sanguinary Impetus” racconta in maniera magistrale atmosfere densissime e stranianti, dando piena forma a quello che da sempre, nei lavori della band, è il ruolo di ricerca e ardita sperimentazione che la musica ricopre. In questo disco le influenze jazz, già comuni ad altri episodi del repertorio, si tingono di inaudita pesantezza e vengono fuse con il vecchio carattere gutturale e asfissiante del gruppo, tracciando un percorso che, snodandosi tra nove tracce, ci parla di soffocamento, oppressione e alienazioni mentali assortite, il tutto con poche concessioni alla linearità e alla vera e propria orecchiabilità. A livello stilistico, probabilmente la scelta di dedicarsi ad un songwriting leggermente più armonico nella precedente fatica discografica ha influito sui lavori per questo nuovo album: come reazione, i Defeated Sanity hanno infatti scelto di muoversi nella direzione opposta, finendo per comporre un’opera più omogenea che contiene alcuni dei brani più complessi della loro discografia. La band in questa occasione sembra essersi messa in testa di fondere toni ‘brutal’ death metal con l’approccio chirurgico e labirintico di una formazione progressive come i Watchtower, costruendo trame spesso estremamente stratificate e servendosi delle stesse per imbastire delle iperboli volutamente grottesche. Il risultato è un lavoro appunto denso e tutto sommato originale nel suo orientamento, nel quale si sbeffeggia la superficialità di certo death metal senza mai assumere la posa altezzosa da snob, visto che più o meno regolarmente Gruber e soci sfoderano ancora un po’ della loro potenza belluina e delle aperture memorabili. Non tutti i pezzi risultano pienamente a fuoco, ma il trittico finale – “Propelled into Sacrilege”, “Drivelling Putrefaction” e “Disimbling the Ostracized” – è un biglietto da visita eccezionale nell’esporre il songwriting più ispirato e tutto quell’eccesso tanto cerebrale quanto spontaneo, sagace e fantasioso, che contraddistingue i Defeated Sanity attuali. Siamo al cospetto di un gruppo che prosegue per la propria strada, alla continua ricerca di spunti nuovi e di vie insolite per comporre musica sempre più personale e esplorativa.